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Parte l'«operazione salvataggio» per la Conferenza Onu sul clima che si svolgerà a dicembre a Copenaghen

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C'èbisogno di un «accordo globale» che getti le fondamenta per un trattato «giuridicamente vincolante» sulla lotta al cambiamento climatico. È il segretario generale dell'Onu Ban Ki Moon, parlando al vertice mondiale della Fao sulla sicurezza alimentare, a dimostrare la sua contrarietà all'intesa raggiunta a Singapore da Usa e Cina per limitare il vertice danese solo a un accordo politico e rimandare quello vincolante sul target delle emissioni a una fase successiva. L'attenzione al clima e a Copenaghen, spiega Ban Ki Moon, è motivata dal fatto che la lotta al cambiamento climatico e la sicurezza alimentare sono «profondamente legati» e «non ci può essere sicurezza alimentare senza sicurezza climatica». Ban rilancia dunque l'imminente vertice sul clima, che molti addetti ai lavori considerano invece già destinato al fallimento, definendolo «cruciale» e affermando che a Copenhagen si può arrivare ad un «accordo significativo ed io voglio lottare per questo». Le parole del segretario dell'Onu giungono in scia alla posizione espressa dalla Commissione Ue che ritiene «fondamentale continuare i negoziati fino all'ultimo momento dell'ultimo giorno perché a Copenaghen si raggiunga un accordo ambizioso, globale e operativo». Il segretario generale dell'Onu si sofferma anche sulle cifre necessarie per sostenere la lotta a favore dell'ambiente e di uno scenario sostenibile e amico anche per l'agricoltura e i piccoli produttori. «Abbiamo bisogno di 10 miliardi di dollari in fondi fiduciari nei prossimi tre anni - dichiara - per fare un salto di qualità nella riduzione delle emissioni nei Paesi in via di sviluppo». Anche l'Italia, con il ministro dell'Ambiente, scende in campo per difendere la conferenza di Copenaghen. Stefania Prestigiacomo spiega che «è sbagliato parlare di fallimento». «Gli Usa non sono pronti ad assumere impegni vincolanti in mancanza di una legislazione interna sui cambiamenti climatici e di conseguenza le principali economie emergenti non si espongono su quali impegni assumere. Anche l'intesa politica è delicata e difficile per tanto da ora al 15 dicembre - spiega Prestigiacomo - si continuerà incessantemente a negoziare».

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