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Napolitano fa la morale ai politici

Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano

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NAPOLI - «Quello che più conta è la moralità della politica», a destra o sinistra.Il capo dello Stato Giorgio Napolitano, a Napoli per partecipare alla commemorazione dell'ex sindaco Maurizio Valenzi, tesse le lodi dell'impegno politico e della figura del «politico di professione», una specie «forse in via di estinzione, che bisogna tuttavia difendere storicamente da giudizi sommari e grossolani». Farne una scelta di vita, e qui cita Giorgio Amendola, dedicarsi interamente all'esercizio dell'attività politica «è stato il modo in cui molti hanno contribuito alla costruzione della democrazia, allo sviluppo della vita democratica nelle società dell'occidente europeo».   Il Presidente della Repubblica dice di non volersi abbandonare a nostalgici ricordi del tempo che fu, ma le sue parole lasciano trasparire la nostalgia dei vecchi politici e dei vecchi partiti, e di conseguenza finisce per attaccare, senza citarla, la nuova classe dirigente. Certo, ammette che «la vicenda dei politici di professione ha fatto tutt'uno con la vicenda dei partiti, della loro ascesa e anche con le loro involuzioni e degenerazioni, con il burocratizzarsi del fare politica e l'immeschinirsi della figura dei politici di professione, diventati talvolta semplici soggetti e agenti di calcoli e giochi di potere. Ma tutto ciò – sottolinea - non può cancellare i tratti positivi originali di quell'esperienza, quella missione, lo spirito di sacrificio al si là di ogni logica ambizione personale». Napolitano dice che alla politica si può giungere da mondi diversi, «dalla società civile, dal mondo del lavoro o delle imprese o dalla cultura», ma nell'avvicinarcisi – ammonisce – bisogna sapere che questa «richiede qualità specifiche, non può vivere di dilettantismo, e arte a se stante». Anche senza fare nomi, sembra proprio che l'inquilino del Quirinale abbia in mente personaggi e figure sbarcati sulla scena istituzionale – esempi ce ne sono in entrambi gli schieramenti, da Berlusconi a Di Pietro – provenendo da altri mondi ben distanti da quello che lui rimpiange. «A destra e a sinistra quello che più conta è il senso della nobiltà della politica — ribadisce ancora — il senso dei limiti anche nel suo ruolo alto, insostituibile, la dedizione all'interesse generale». Bisogna dunque saper rispondere alle esigenze della politica, perché è esigente e richiede «applicazione e qualità specifiche». Un intervento duro, che si limita a un'ammonizione di carattere generale e non si concede la critica diretta, tanto che quando i cronisti, a margine della cerimonia, chiedono un commento sullo stato attuale della politica e della giustizia, Napolitano abbozza: «È un discorso un po' complicato, io ho guardato avanti, non ho fatto una fotografia dell'esistente».  

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