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Napoli, la sinistra fa la morale ma affonda tra gli scandali

Nicola Cosentino

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NAPOLI - Il coordinatore campano del Pdl, Nicola Cosentino, rischia la candidatura alla presidenza della Regione perché accusato di concorso esterno in associazione camorristica. Il gip ha deciso il suo arresto, impedito solo dall'immunità parlamentare. Il tam tam delle voci che circolano nei palazzi giudiziari lascia intendere che una nuova inchiesta sta per deflagrare sul sottosegretario all'Economia, e questa volta coinvolgerebbe pesantemente anche il neoeletto presidente pidiellino della Provincia di Napoli, Luigi Cesaro. Si attendono nuovi provvedimenti. La procura rischia così di trovarsi concretamente a dettare i tempi della politica in Campania, una politica che da queste parti è già «sotto tutela» da anni. Non ci sono solo le numerose inchieste sulla mala-amministrazione. Un capitolo vasto riguarda i processi che vedono tra gli accusati, fianco a fianco, politici di ogni schieramento e boss di camorra. Un altro capitolo, forse ancora più vasto riguarda le infiltrazioni negli apparati di partito, nelle sezioni, nelle tessere: un terreno su cui la magistratura napoletana non ha ancora mosso passi concreti e decisi. L'elenco degli esempi sarebbe interminabile, il quadro che ne è esce è devastante. Il caso più recente è quello del consigliere regionale del Partito democratico Roberto Conte. A settembre è stato condannato a due anni e otto mesi di galera per voto di scambio. Il boss pentito Peppe Misso lo accusa di aver chiesto ed ottenuto i voti del clan in cambio di future agevolazioni sugli appalti pubblici: ottenne 8mila preferenze. E tra l'altro si trova già agli arresti per un'altra inchiesta, in cui è imputato proprio per aver truccato delle gare d'appalto della Regione. Sempre per rimanere ai fatti più recenti, c'è il caso di un altro consigliere regionale, Nicola Ferraro, dell'Udeur: nell'inchiesta sulla Mastella connection, che ha portato al divieto di dimora per la presidente del consiglio regionale Sandra Lonardo, un pentito di camorra di rivela che Ferraro era legato al clan Belforte di Marcianise. Fu il clan a fargli la campagna elettorale, in cambio lui avrebbe promesso, in caso di vittoria, che «avremmo avuto la nostra fetta di torta». Parole che sono all'esame della Direzione antimafia in attesa di riscontri. E sempre per restare nel Casertano, non si può non ricordare un vecchio procedimento che vedeva indagato per favoreggiamento di associazione camorristica il deputato dell'Idv Domenico Porfidia, medico e sindaco del Comune di Recale, autosospesosi dal partito di Di Pietro quando la notizia delle indagini divenne di dominio pubblico. Non è questa l'unica grana in Campania per il partito dell'ex pm di Mani Pulite. Una tranche dell'inchiesta «Magnanapoli» (nome quanto mai indovinato) ha coinvolto il figlio dello stesso fondatore dell'Idv, Cristiano Di Pietro, indagato assieme all'ex provveditore per le opere pubbliche della Campania Mario Mautone per sospetti favoritismi nell'assegnazione di appalti, incarichi professionali e consulenze. Anche per quest'inchiesta, che ha toccato altri vertici dell'Italia dei Valori in Campania, si attendono sviluppi eclatanti, con provvedimenti che coinvolgerebbero anche autorevoli esponenti della maggioranza di centrosinistra al Comune di Napoli: nel mirino della procura l'appalto per il sistema di sorveglianza, ma anche l'individuazione di siti per la costruzione di caserme ed altri edifici di interesse perl la sicurezza nazionale. Del resto, sullo stesso tema, la giunta di Rosa Russo Iervolino ha già avuto un pesante scossone l'anno scorso, quando quattro assessori finirono agli arresti per lo scandalo del cosiddetto «sistema Romeo». Le inchieste della magistratura sulla malapolitica napoletana sono del resto innumerevoli, a cominciare da quelle che vedono coinvolto in prima persona il padre padrone del centrosinistra campano, il governatore Antonio Bassolino, attualmente sotto processo per le false ecoballe confezionate da Fibe-Impregilo, che hanno invaso tutta la regione e generato la più mostruosa emergenza rifiuti che l'Europa ricordi (sulla vicenda, il presidente della Regione ha già incassato una grave condanna in primo grado da parte della Corte dei Conti al risarcimento del danno erariale causato). Ma, certo, più della cattiva amministrazione del potere, scandalizzano le ombre pesanti che la criminalità organizzata lascia sulla politica.

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