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Finanziaria, il Pdl "avverte" Tremonti

Tremonti

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La Finanziaria va. Lascia l'aula del Senato, dopo essere stata approvata ieri pomeriggio, e approda alla Camera. Ma si porta dietro anche un avvertimento a Giulio Tremonti «firmato» da tutto il gruppo dei senatori del Pdl: la manovra economica del governo non può essere un testo «inespugnabile», va modificata accogliendo anche qualche proposta che arriva dall'aula. Il rapporto tra esecutivo e parlamentari non è mai stato troppo idilliaco in questa legislatura, anche a causa dei continui ricorsi alla fiducia sui decreti. Prassi che ha ridotto al minimo la possibilità di deputati e senatori di incidere e poter modificare i testi del governo. Ieri, però, dopo l'ennesimo no arrivato dal ministero dell'Economia alle proposte del centrodestra, i senatori del Pdl hanno deciso di mandare un messaggio forte a Tremonti. Accusato anche di avere un rapporto troppo privilegiato con la Lega. In discussione c'erano tre emendamenti rimasti di un pacchetto più cospicuo presentato da Mario Baldassarri: un mini taglio dell'Irap per le imprese sotto i 50 dipendenti, una riformulazione del quoziente familiare, con una deduzione di mille euro per ogni componente del nucleo, e l'introduzione di una cedolare sugli affitti del 20 per cento. Il governo aveva già espresso parere negativo ma al momento della votazione l'esecutivo si è salvato solo grazie all'astensione di un gruppo di senatori del Pdl. Scelta che però, a palazzo Madama, vale come voto contrario. Così la prima proposta di modifica è stata bocciata con 128 sì, 120 no e 26 astenuti; la seconda con il pareggio tra i sì e i no: 126 a 126 e 22 astenuti e l'ultimo con 128 sì, 117 no e 29 astenuti. Alle astensioni nei primi due voti del gruppo dei senatori «dissidenti» che fanno parte del gruppo di Mario Baldassarri e Andrea Augello si sono uniti, nella terza votazione, anche il capogruppo Maurizio Gasparri e il vice Gaetano Quagliariello. Dando così una firma di ufficialità all'avvertimento lanciato a Tremonti. E poco dopo, uscendo dall'aula, proprio il capogruppo del Pdl ha spiegato i motivi della protesta: «Pur comprendendo le ragioni del governo e confidando nell'ulteriore esame della Finanziaria, insieme al vicepresidente Gaetano Quagliariello mi sono astenuto sulla norma riguardante la cedolare secca sugli affitti perché ritengo che sia un tema che possa trovare ascolto nel prosieguo dell'esame della legge finanziaria». «Abbiamo voluto evidenziare l'importanza di questo emendamento — ha concluso — affinché il costruttivo confronto con il ministro Tremonti e con tutto il governo si possa riflettere sulla nostra proposta». La posizione del governo era stata spiegata in mattinata dal viceministro all'economia Giuseppe Vegas. «La riduzione della pressione fiscale è un obiettivo assolutamente condiviso dall'esecutivo e spero che qualcosa si possa già fare dal prossimo anno e comunque entro la legislatura» ma al momento «gli interventi proposti dal pacchetto di emendamenti a prima firma del presidente della commissione Finanze di Palazzo Madama Mario Baldassarri non possono trovare ascolto». Le coperture proposte colpiscono la spesa pubblica e potrebbero causare, ha sottolineato il viceministro, «problemi nel funzionamento dell'amministrazione». Ma dal testo della Finanziaria è saltata anche una norma voluta dal governo e in particolare da Tremonti, la Banca del Sud. Per un motivo di inammissibilità: il provvedimento, infatti era stato presentato direttamente in aula e non era passato all'esame della commissione. E questo, per regolamento, al Senato non è permesso. Neppure al governo.

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