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Influenza A, assalto agli ospedali

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Ancora una vittima a Napoli

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È psicosi. I titoloni sparati a tutta pagina con la notizia della morte della bambina di 11 anni sana come un pesce prima di essere colpita dalla nuova influenza, sono deflagrati come bombe nelle case dei romani. Vanificando le rassicurazioni dei medici sull'aggressività del virus H1N1 e gli appelli lanciati nei giorni scorsi a curare i figli a casa senza esporli al rischio di contrarre la malattia portandoli inutilmente in ospedale. Bambini infagottati nelle coperte, strappati dal lettino febbricitanti e scossi dalla tosse, e portati di corsa al pronto soccorso degli ospedali di prossimità da mamme e papà stravolti più dei figli malati, mentre le nonne rimaste a casa si attaccano al telefono per chiedere aiuto ai giornalisti. «Correte al San Camillo, al pronto soccorso pediatrico c'è un solo medico e una marea di bambini in attesa di essere visitati con la mascherina sul volto, mio nipote è arrivato alle quattro e alle 8 di sera è ancora lì» racconta concitata a Il Tempo, il suo quotidiano, la signora Antonietta Gentile. La notizia della morte dell'undicenne napoletana è deflagrata come una bomba nelle case dei romani. Rendendo vani gli appelli di medici autorevoli come il prof. Ugazio del Bambino Gesù «a curare i figli in casa» invece «di esporli al rischio di contrarre la nuova influenza» portandoli «inutilmente in ospedale», un'esortazione che aveva fatto anche il prof. Lauria dello Spallanzani. Ormai è psicosi. E i titoloni a tutta pagina che ieri mattina sbandieravano il decesso della ragazzina, sana come un pesce prima di beccarsi il virus H1n1, si sono visti nei pronto soccorso romani, diventati il banco di prova della perdita di fiducia delle famiglie nelle rassicurazioni dei medici a proposito della scarsa aggressività della nuova influenza, che hanno registrato il 200% in più di ingressi. Parlano i numeri: 80 bambini ieri al pronto soccorso pediatrico del policlinico Gemelli, 88 al San Camillo (prima delle ore 20) che ha registrato punte di «15 ingressi in poco più di mezz'ora verso le 19» conferma il direttore del Gipse Angelo Longo, che fa il paragone con la media. «Prima che scoppiasse la grande paura - dice - nello stesso orario al pronto soccorso pediatrico si registravano 2-3 presenze al massimo». Corse per fortuna inutili nella maggioranza dei casi, ma che congestionano il servizio «per il quale sarà raddoppiata la presenza di medici» assicura Longo. Mentre i nuovi casi accertati sono stati solo 4 al Policlinico Umberto I: tra cui due bambini di 6 e 7 anni e un ragazzo. «Era prevedibile che al primo bambino vittima dell'influenza i genitori sarebbero entrati in fibrillazione» dice Pierluigi Bartoletti, segretario regionale della Federazione dei medici di famiglia (Fimmg). Ma «l'incremento di accessi al pronto soccorso nei weekend è dovuto anche al fatto che gli studi dei medici di famiglia sono chiusi dal sabato mattina» continua. E «speriamo che la Regione ci dia una risposta per l'apertura degli studi almeno il sabato mattina che attendiamo da luglio, o sotto Natale sarà il caos». Tutti i pronto soccorso, comunque, spiega «sono stati riorganizzati con percorsi differenziati per pazienti sospetti, area triage e sala di attesa apposita, sia per quanto riguarda gli adulti sia per quanto riguarda i bambini». Ma l'allarme non si respira solo in città: ieri in mattinata, ad esempio, il pronto soccorso dell'ospedale di Palestrina era stracolmo di famiglie preoccupate per i sintomi dei propri cari.

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