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Lazio Pd e Udc, spunta Tabacci

Tabacci

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{{IMG_SX}}La soluzione potrebbe essere Bruno Tabacci. Ormai sono tanti nel Partito democratico a sussurrare il nome del deputato dell'Udc come possibile candidato nel Lazio alle Regionali di marzo 2010. Tabacci, mantovano, già presidente della Regione Lombardia alla fine degli anni Ottanta, ha firmato pochi giorni fa il documento preparato da Rutelli che punta a costruire una «nuova offerta politica». È centrista quanto basta per conquistare i consensi dei moderati e antiberlusconiano per non dispiacere a Rifondazione Comunista e Comunisti Italiani. Il ragionamento che sta dietro alla scelta di Tabacci è semplice: il centrosinistra non può vincere le prossime elezioni senza Udc. Dunque i leader del Pd hanno chiesto al numero uno del partito centrista Pierferdinando Casini di avanzare una proposta. Ma il segretario, Lorenzo Cesa, prima ipotesi circolata in casa Udc, non ha alcuna intenzione di scendere in campo. Potrebbe piuttosto cedere il passo a Bruno Tabacci, che sarebbe la mediazione migliore tra i partiti della coalizione. «Ci basterebbe vincere il Lazio per avere un buon risultato - ragionano nel Partito democratico - Berlusconi non è in un periodo positivo, Alemanno non suscita entusiasmo. Certo lo scandalo che ha colpito Marrazzo ci fa partire in svantaggio ma la gente sa che il bilancio dell'amministrazione è stato comunque positivo. Con l'Udc e un candidato forte possiamo farcela». Si parla anche dell'eurodeputata Silvia Costa, del presidente della Bnl, ex numero uno di Confindustria, Luigi Abete (piacerebbe alla parte moderata del Pd) e del leader della Camera di Commercio di Roma, già vicepresidente di Confindustria, Andrea Mondello. Quest'ultimo, un passato accanto a Veltroni e Bettini, ha ringraziato per la fiducia ma si è tirato indietro: «Tengo molto a Roma e al Lazio, ma amo il mio Paese e voglio lavorare primariamente nel suo interesse». Con Marrazzo l'intesa con l'Udc sarebbe stata più semplice. L'ex governatore aveva già stabilito una serie di impegni con Casini. Adesso è tutto da rifare e al partito centrista non dispiacerebbe nemmeno andare da solo. Il secondo scenario è, appunto, quello senza l'alleanza con l'Udc. In questo caso prevarrebbe un candidato vicino al nuovo segretario, Pierluigi Bersani. La più gettonata è la vicepresidente della Camera Rosy Bindi. Lei ha smentito di avere un interesse a candidarsi, si è detta «indisponibile» (come il deputato Enrico Gasbarra) ma nel partito è molto apprezzata. Ancora c'è tempo. Intanto ieri si è chiusa, almeno di fatto, la partita per il segretario regionale. Roberto Morassut ha deciso di fare un passo indietro. Dunque il bersaniano Alessandro Mazzoli, che ha conquistato la maggioranza dei voti alle primarie, diventerà coordinatore laziale. Spetterà a lui unire il partito. Ci sono poi gli altri movimenti della coalizione. Sinistra e Libertà è pronta ad avanzare la candidatura dell'assessore regionale al Bilancio Luigi Nieri, l'Italia dei Valori, pur non pretendendo candidati, ha chiesto un percorso condiviso per la scelta dell'aspirante governatore. Infine ci sarà il confronto con Rifondazione e Comunisti Italiani che rientrano in gioco. Aumentano, dunque, i sostenitori delle primarie di coalizione. Continua anche la polemica tra giornali e Gruppo San Raffaele (fa capo alla famiglia Angelucci). Quest'ultimo ha smentito «il contenuto degli articoli dei quotidiani "Il Manifesto" e "Il Giornale", ha comunicato di aver conferito mandato all'avvocato Antonio Conte di procedere in tutte le sedi opportune nei confronti di ambedue i quotidiani» e ha annunciato che «quanto dovesse essere riconosciuto dagli organi competenti a titolo di risarcimento verrà interamente devoluto in beneficenza». L'iniziativa si riferisce a quanto pubblicato dai due giornali sul presunto interesse del Gruppo a danneggiare Piero Marrazzo per ritorsione contro la gestione della sanità da parte dell'ex governatore del Lazio. In questi giorni alla Regione si respira un clima di smarrimento. Si traforma anche una delle invenzioni di comunicazione dell'ex governatore: «Dillo a Marrazzo» diventa «Dillo alla Regione». Dopo lo scandalo che ha coinvolto il governatore e le sue dimissioni, il servizio per i cittadini del Lazio ha cambiato nome ma non contenuti e modalità di funzionamento. Gestito dall'ufficio Rapporti con i cittadini e le associazioni, il servizio era stato modellato sulla figura di Marrazzo e si era sviluppato attraverso il portale della Regi sono arrivate richieste di aiuto e di informazione da parte dei cittadini del Lazio, a cui l'ufficio competente ha risposto caso per caso. Da qualche giorno «Le email che ci mandano i cittadini sono sempre tante - spiega uno dei responsabili dell'ufficio - non sono diminuite. A queste si sono aggiunte tante dimostrazioni di solidarietà per Marrazzo, dopo i fatti che lo hanno coinvolto, insieme a qualche critica. Il nostro ufficio continuerà a rispondere a chi ci chiede aiuto». Insomma, nel grande palazzo in via Cristoforo Colombo si cercano brandelli di normalità ma ormai è già cominciato il conto alla rovescia per giungere alle elezioni del 28 marzo.

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