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Interrogati altri cinque brasiliani Ros a caccia di un secondo video

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.E se esistano anche altri video girati nella casa di via Gradoli. Proprio per questo ieri i militari del Ros hanno interrogato cinque trans coinvolti, a vario titolo, nelle indagini che hanno portato alle dimissioni dell'ex governatore del Lazio Piero Marrazzo. Tra i brasiliani ascoltati dagli investigatori c'era anche Natalie, il trans che sarebbe stato ripreso nell'appartamento di via Gradoli, a Roma, ma che fin dal primo giorno ha sempre smentito di essersi trovato in quella casa il giorno dell'incontro a «luci rosse» tra l'ex conduttore di «Mi manda Rai tre» e un trans. Oltre a Natalie, negli uffici del Ros, si sono seduti altri brasiliani, alcuni dei quali abitavano nello stesso palazzo sulla Cassia e altri che invece avrebbero avuto contatti con l'ex presidente della Regione. Ognuno però dà una versione differente, ognuno punta il dito contro un altro trans o dà riferimenti che per ora non sono provabili penalmente. Insomma, gli investigatori adesso devono tentare di accertare tutti le loro dichiarazioni, fino ad ora decisamente contrastanti. I Ros, inoltre, vogliono capire chi ha portato la cocaina nella casa «incriminata» e chi riforniva gli stranieri della droga. Nel mirino degli inquirenti anche il denaro che è sparito dall'abitazione il giorno in cui hanno fatto irruzione i quattro carabinieri chiusi dietro le sbarre e come Natalie si sia procurata tanti soldi contanti. Questo perché, secondo quanto riferito dall'avvocato di Marrazzo, il penalista Luca Petrucci, i tremila euro che sarebbero stati presi dal tavolino dai militari indagati, gesto che aveva mandato su tutte le furie il trans, non erano stati consegnati da Marrazzo, ma erano soldi frutto di incontri sessuali del trans con altri clienti: all'ex governatore, infatti, sono spariti dal portafogli duemila euro in contanti, anche se, dalle indagini, è emerso che il prezzo pattuito tra Marrazzo e Natalie per la prestazione era di cinquemila. Sotto torchio, dunque, i transessuali della zona, che dovranno spiegare se i militari arrestati erano o meno d'accordo con qualcuno per incastrare Marrazzo e per poterlo quindi ricattare e chiedergli denaro per pagare il loro silenzio. Gli inquirenti sono infatti convinti che Marrazzo è stato costretto a dare denaro ai militari «infedeli» e perciò i carabinieri sono accusati di concussione e di rapina perché avrebbero preso i soldi dal suo portafogli prima di lasciare l'abitazione del trans. Prima di uscire, però, secondo i magistrati Giancarlo Capaldo e Rodolfo Sabelli, i carabinieri avrebbero girato il filmato e non sarebbe stato quindi Gianguarino Cafasso, deceduto lo scorso settembre, a realizzarlo. I militari, inoltre, potrebbero aver ricattato anche altri personaggi famosi che frequentavano i mini-appartamenti di via Gradoli. «Marrazzo è vittima di corpi deviati dello Stato», ha detto il difensore. Non è escluso, però, che l'ex presidente nei prossimi giorni possa essere ascoltato nuovamente dagli inquirenti, probabilmente al termine delle audizioni dei transessuali. Alcuni hanno dichiarato di aver subito ricatti e violenze da militari o presunti tali.

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