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Il ritorno di Massimo e la benedizione del 9

Massimo D'Alema

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Mia madre è andata a votare alle primarie e ha scelto Marino. Oggi mi ha chiamato preoccupata. Aveva acceso la tv al mattino e in un dibattito con ospiti alcuni giornalisti politici il tema era: le primarie hanno sancito una volta per tutte la vittoria di D'Alema e la sconfitta di Veltroni. Un po' troppo, per mia madre, che non è tenuta a sapere di dietrologie, scenari, retropensieri e strategie. «Sulla mia scheda non c'erano scritti, né l'uno né l'altro», ripeteva. Una crisi d'identità. Le ho chiesto se per caso avesse visto le «Iene», da poco. No, mi ha risposto. Beh, nel tal caso avrebbe sentito Franceschini rispondere così alla domanda «cosa non ti piace di Bersani»: «D'Alema», intendendo colui che ne è lo sponsor principale, l'eminenza grigia. Vero o falso? Un po' vero e un po' falso, come sempre. E pensare che Franceschini al governo, ce lo portò proprio D'Alema: sottosegretario alle riforme costituzionali. Andò come andò. Di sicuro D'Alema ci ha messo la faccia, schierandosi apertamente con e per Bersani, l'unico a suo dire in grado di dare una svolta al Pd, di rimediare a quella che lui considera «una falsa partenza», che ha prodotto un rosario di sconfitte a cui provare a dare uno stop. Il tutto nella consapevolezza che «da solo, in Pd, non ce la può fare», quindi via alla ricerca di alleanze (a 320 gradi, più che a 360, l'estrema sinistra non dovrebbe essere contemplata). Certo, quando D'Alema dice di sognare «un partito che recuperi il senso della sua storia e della sua tradizione», qualcuno drizza più di un'antenna, essendo il Pd nato solo da un paio d'anni. La rotta è ben delineata, quindi. Da percorrere con un partito più fortemente radicato nel territorio, punto di riferimento del mondo sindacale e del lavoro, ma non rigidamente chiuso al dialogo perfino sui temi «etici», ai quali approcciarsi in modo laico, ma non laicista. C'è chi ha richiamato alla mente Togliatti, il Pci, la paura di un «ritorno all'indietro», ma sembra piuttosto un andare e guardare in avanti. Comunque, nei commenti - e quindi anche nei fatti - D'Alema è tornato e da vincitore. Nessuna interpretazione cabalistica, per carità, ma occhio alla cadenza 9. Nel 1949 nasce. Nel 1969 entra giovanissimo a fare parte del comitato centrale del Pci. Nel 1989 è tra gli autori della «svolta» che porta alla nascita del Pds, di cui sarà eletto prima coordinatore politico e poi segretario. Il 1999 lo trascorre tutto a Palazzo Chigi, primo e finora unico presidente del Consiglio che viene dal Pci, e solo per una lieve imprecisione della sceneggiatura viene eletto a fine 1998. Nel 2009, rieccolo. In questo lasso di tempo ha fatto molto altro. Deputato italiano ed europeo, ministro degli Esteri, presidente di una commissione bicamerale di riforme costituzionali, direttore di una fondazione di cultura politica Italianieuropei, ha scritto anche dieci libri. Un suo estimatore, almeno così si dice, è Francesco Cossiga - che un giorno definì sua figlia Annamaria «una dalemiana di ferro» - «perché è un berlingueriano di ferro, un comunista nazionale e democratico». E quando salì a Palazzo Chigi, Cossiga commentò: «Oggi si compie il disegno di Moro». Leader rispettato, più che amato. Tutti, «compreso Berlusconi», disse un giorno sempre Cossiga, ne lodano «l'intelligenza». Dopodiché si va per frasi fatte diventate, a torto o a ragione, leggende: la supponenza di D'Alema, le bombe di D'Alema, la barca di D'Alema, le scarpe di D'Alema, le amicizie di D'Alema, e così via. Ciò per dire che «i nemici» si contano a frotte. È sulla scena da talmente tanto tempo e in cotanto modo, che continuano ad arrivargli fendenti da ogni dove. Anche a salve. Se Rifondazione ancora oggi gli rinfaccia una «deriva liberaldemocratica», della quale francamente mia madre non si è accorta, Beppe Grillo non gli perdona - sul sito, solo pochi giorni fa - «la legge 488 del 1999, pagina 32, articolo 27, comma 9», che impone a Mediaset di pagare allo Stato «una concessione pari all'1% del fatturato, quindi 24 milioni di euro all'anno su un totale di incassi di 2,4 miliardi». Definendolo per questo «il più fedele amico dello psiconano». L'ho detto a mia madre. Ha capito meno di prima.

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