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Berlusconi agli industriali: "Il governo va avanti"

Silvio Berlusconi

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È il giorno del patto di Monza. Il patto con Emma. Il patto con gli industriali. Silvio Berlusconi torna a casa sereno di aver portato un nuovo sostegno al suo esecutivo. Lo fa, certamente, giocando tra mura amiche: all'assemblea degli imprenditori brianzoli alla cui guida è stato eletto nel luglio scorso Renato Cerioli, che il premier conosce personalmente e lo si capisce anche dalla parole che spende dal palco per lui. Lo fa all'autodromo di Monza, che dista da Arcore meno di sei chilometri. Insomma, è a casa. La novità casomai è che gli arriva un pieno sostegno dal vertice di Confindustria, quel vertice che non gli è mai stato dichiaratamente favorevole. Arriva un via libera direttamente dalla presidente Emma Marcegaglia, la quale ripete il concetto che già aveva espresso a Salerno sabato scorso: «Basta delegittimazioni, il governo vada avanti». Si spinge un poco oltre a difendere il Capo dello Stato Giorgio Napolitano, ma poi si dichiara nei confronti del governo. E direttamente in faccia a Berlusconi, che l'ascoltava seduto in prima fila: il presidente del Consiglio, dice la numero uno degli industriali, «deve andare avanti, deve fare le grandi riforme di cui ha bisogno questo Paese e deve evitare le polemiche, non se ne curi». Poi ancora più accalorata invita Silvio a farsi «rimbalzare le polemiche». «Vada avanti - ripete -. Faccia le riforme di cui ha bisogno il Paese». Cita quelle economiche ma accenna anche a quella di ammodernamento dello Stato, che il premier si appresta a varare. E chiede che le istituzioni tra loro si rispettino. Quando tocca a lui andare sul palco, Berlusconi esordisce in maniera eloquente: «Sentendo Emma Marcegaglia parlare mi è venuto in mente che non ho un vicepresidente del Consiglio. Mi piacerebbe che venisse a farlo». Ride e più avanti afferma che Emma, che Berlusconi chiama ostinatamente per nome, è per lui un «ministro dell'Attuazione del programma honoris causa». C'è un solo punto che li distingue e il Cavaliere lo riserva alla fine. Quando si rivolge ancora direttamente alla leader dell'associazione di viale dell'Astronomia e spiega: «Io non attacco nessuno, non ho mai attaccato nessuno. C'è una frangia della magistratura che mi attacca da 15 anni, ormai 16 anni». In mezzo c'è un premier che va cercando sempre più il rapporto con il Paese reale, con il mondo della produzione. C'è un premier che sempre più cerca la legittimazione fuori il palazzo della politica. Anzi, a maggior ragione contro il palazzo. Certo non siamo alla riedizione dell'asse di ferro con Antonio D'Amato. Ma è pur vero che non è la Confindustria presieduta da Luca Cordero di Montezemolo quella cioè che, agli occhi di Palazzo Chigi, non perdeva occasione di punzecchiare, criticare, attaccare il precedente governo Berlusconi. Finendo anche con l'alimentare ipotesi di esecutivi tecnici. Al punto da arrivare alla clamorosa rottura di Vicenza, quando il Cavaliere dal palco all'inizio della campagna elettorale 2006 sparò a zero sulla prima fila degli industriali riscuotendo gli applausi delle ultime, soprattutto i piccoli e medi imprenditori. Ora è un'altra storia. Berlusconi elenca i successi del governo ma ovviamente cita quelli che alle orecchie degli imprenditori brianzoli suonano come musica da violino. Apre un ampio capitolo dedicato per esempio alla «diplomazia commerciale». E ricorda il successo di un'impresa italiana, la Impregilo, per il raddoppio del canale di Panama. Ci scherza su: «Un impegno per il quale il presidente del Consiglio non ha ricevuto neanche una caramella Golia». E poi l'interesse verso la Russia, la Turchia, l'Egitto e la Tunisia. Si sofferma sulla Libia e su come grazie ai suoi buoni uffici le imprese italiane si siano aggiudicate fette importanti dell'infrastrutturazione della sponda sud del Mediterraneo. «Sono tutti Paesi con cui abbiamo rapporti ottimi, il governo - ha detto Berlusconi - supporta tutte le nostre aziende in tutti i Paesi con cui abbiamo un rapporto di politica estera. Non pensavo di essere così bravo come agente di commercio, aprire la strada al lavoro italiano nel mondo è una grande soddisfazione». Torna a spiegare che il governo non cadrà. Anzi. Intende spingere sull'acceleratore delle riforme. E che sa di avere dalla sua parte anche il mondo industriale. Anche perché gli industriali, a loro volta sanno «il governo lavora in perfetta sintonia con gli imprenditori», sintetizza alla fine. «Dobbiamo approfittare - insiste - che c'è un collega, un imprenditore alla guida del governo perché è in questo momento che possiamo mettere in atto tutte le riforme che sono a vantaggio e a sostegno del nostro lavoro». Berlusconi assicura nel finale che l'azione del governo sarà quella di togliere la burocrazia: «Abbiamo tre anni e mezzo abbondanti di legislatura e continueremo ancora con la nostra parte politica».

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