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Ai presidenti costituzionali 44 giorni di carica e privilegi a vita

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Apatto, però, che riguardino gli altri organi dello Stato. Strano modo di considerare la cosa pubblica per un'istituzione che, in quanto a privilegi, è forse al primo posto tra le tante caste del potere pubblico che stanno dissanguando l'Italia. Al di là dell'esito del lodo Alfano, spulciando tra le pieghe del bilancio della Consulta avrete modo di sbalordirvi davvero. Per non dire di peggio. Volete sapere quanto ci costano i 15 giudici togati più tutta la macchina della Corte? Una cinquantina di milioni di euro l'anno (dati 2008). Volete sapere quanto percepisce un presidente della Consulta? Cinquecentomila euro lordi l'anno, più del doppio di quanto guadagna il Capo dello Stato e il premier. Volete sapere i «benefit» a cui ha diritto? Una segreteria di tre persone e uno staff di «assistenti» (docenti universitari o magistrati) che possono percepire un'indennità di 33.690 euro l'anno (oltre a una serie di vantaggi minori come il il cellulare gratuito) se a tempo pieno, di oltre 25mila euro se part-time. Lo scandalo è che molti dei privilegi dei presidenti della Corte restano a vita. Ecco perché, spesso e volentieri, vengono nominati per anzianità al termine del loro mandato di nove anni da giudici: diversi «numeri uno» restano così in carica per pochi mesi (anche solo 44 giorni), ma non perdono più i loro privilegi. Come, ad esempio, avere a disposizione un'auto blu di grossa cilindrata, con autista personale incorporato, 360 litri di benzina gratis al mese, garage, manutenzione, tassa di circolazione, assicurazione, soccorso stradale e persino il rinnovo della patente dell'autista. Nella lista dei presidenti (ben 32 nei 53 anni di vita della Corte), ci sono tante meteore: Gustavo Zagrebelsky, Piero Alberto Capotosti e Annibale Marini, che sono restati in carica per 8 mesi; Valerio Onida per 4 mesi; Giovanni Maria Flick per cento giorni; Francesco Paolo Casavola e Giuliano Vassalli per tre mesi. E, appunto, Vincenzo Caianiello per appena 44 giorni: davvero una toccata e fuga... Ma i privilegi dei giudici costituzionali non finiscono qui. Prendiamo il caso delle liquidazioni: c'è chi ha preso una buonuscita, ricongiungendo anche gli anni di servizio precedenti nella pubblica amministrazione, di un milione e duecentomila euro lordi (850mila euro netti). Di fronte a queste cifre, Fernanda Contri, giudice dal 1996 al 2005, ha ottenuto una liquidazione di «soli» 220 mila euro lordi, con un a pensione di 10.934 euro. Ma la Contri, che prima di entrare nella Corte faceva l'avvocato, ha potuto godere di un grande privilegio: una provvidenziale leggina le ha consentito di godere della pensione con nove anni di contribuzione mentre un pubblico dipendente «normale», per potere usufruire dell'assegno mensile, deve aver versato contributi per almeno 20 anni. Insomma, a prescindere da tutte le altre considerazioni, il lodo Alfano è costato davvero molto: se non altro ai portafogli degli italiani che pagano le tasse.

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