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Caldoro, l'uomo che mette pace tra Fini e Berlusconi

Stefano Caldoro

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  Faceva già caldo quella mattina alle sette. Stefano Caldoro arrivò un po' furtivamente in via Chiatamone 7, a Napoli e citofonò all'appartamento dove riservatamente si stava mettendo su, in quell'agosto di tredici anni fa la redazione del Roma. «Chi è?», gli chiese una voce. «Sono Stefano Caldoro, ho un appuntamento con Italo Bocchino». Il portone si aprì e arrivando all'ingresso di quella casa, l'ex deputato socialista non fece in tempo nemmeno a suonare al campanello che gli si spalancò la porta. Gli apparve Pinuccio Tatarella che gli disse: «Prego, s'accomodi. L'onorevole Bocchino sta ancora dormendo. Io sono l'uomo delle pulizie». Fu quello il primo passo. Il centrodestra era uscito sconfitto dalle urne e l'era dell'Ulivo e di Romano Prodi erano al massimo dello splendore. Tatarella si mise in testa di rifare la coalizione. Lanciò il partito unico e pensò di fare al contrario l'operazione che aveva provato Bettino Craxi: il primo sdoganamento della destra con il socialismo tricolore. Dopo Mani Pulite, Tatarella pensava di andarsi a riprendere i voti in libera uscita del mondo socialista. E chiamò subito Stefano Caldoro, figlio d'arte (il padre Antonio era deputato, si ritirò dalla politica per fargli spazio), deputato a 31 anni con 35mila voti nel '92 e finito dritto dritto nell'ultima direzione del Psi. Nacque una candidatura alla presidenza della Provincia di Napoli nel '99 che naufragò miseramente nelle urne, per Stefano fu una batosta. Ora Caldoro, silenzioso e taciturno, è diventato lo strano crocevia di una partita complicata che si sta giocando in Campania. Silvio Berlusconi la considera una Regione determinante nello scacchiere nazionale. La considera una partita personale. Ha ripulito Napoli dai rifiuti e il successo elettorale dimostrerebbe che il suo governo fa, realizza, porta a casa i risultati e gli italiani lo premiano. Il Cavaliere vuole un candidato fuori dai giochi e gli piace molto Gianni Lettieri, presidente degli industriali partenopei con un feeling con Luca Cordero di Montezemolo e con un passato di vicinanza con la sinistra. Alla fine del luglio scorso, durante una premiazione al teatro San Carlo, Lettieri s'è presentato con un vero programma elettorale di stampo regionale e chiedendo una legge speciale per Napoli. Berlusconi era seduto in platea, a fianco c'era Mara Carfagna. Poi il Cavaliere prese la parola e sposò il programma di Lettieri. Facendo infuriare mezzo partito locale che invece spinge per Nicola Cosentino, che è appoggiato dall'ex ministro Mario Landolfi, dal presidente della Provincia di Napoli Luigi Cesaro ed è in buoni rapporti con Marco Milanese che è braccio destro di Giulio Tremonti e responsabile del Pdl ad Avellino. Di qui è iniziata una rivolta locale che dura da un paio di mesi all'insegna del «ci vuole un politico di professione». Il candidato più forte nei sondaggi è proprio il ministro per le Pari Opportunità che però non vuole scendere in campo: lo farà solo se costretta. Forse non lo sarà. Perché c'è un nome su cui segretamente si stanno accordando le diplomazie sotterranee. Ed è appunto Caldoro, ex ministro per l'Attuazione del Programma. il suo kingmaker è proprio Italo Bocchino. La Carfagna gli fa da spalla. Lo stanno aiutando cioé il fedelissimo di Gianfranco Fini e una delle persone più vicine a Berlusconi, nel momento di massimo scontro tra fondatore e co-fondatore del Pdl. Ma Caldoro è un uomo dalle relazioni impensabili. Berlusconi per esempio lo chiama di tanto in tanto per farsi raccontare come nella caduta del Psi per qualche ora lui e Sacconi andarono a destra e Fabrizio Cicchitto a sinistra, e si sganascia dalle risate. L'ex ministro dell'Attuazione del Programma è molto amico di Letizia Moratti, si sentono spesso. Ha un filo diretto con Pier Ferdinando Casini, è stato a un passo dall'entrare dell'Udc facendo confluire tutto il Nuovo Psi, la sua formazione. Ma non ha rapporti con Ciriaco De Mita, che dell'Udc è il segretario regionale in Campania e la sua parola è fondamentale per l'intesa. Rapporti, l'ex premier, invece ce li ha con la Carfagna: i due hanno già chiuso l'intesa alle Comunali e alle Provinciali di Avellino nella scorsa primavera. Dietro ci sono i nuovi trenta-quarantenni del Pdl. Bocchino e Mara, Mariastella Gelmini e Angelino Alfano che tiene le fila con Maurizio Lupi e il sottosegretario Luigi Casero. Cosentino ha subodorato l'accordo che porterebbe alla sua esclusione e allora se ne uscito con l'attacco a un giornale di Caserta contro «i frocetti del partito che stanno a Roma». Secondo i maliziosi ha usato quell'espressione perché la voce che comincerà a girare è proprio che Caldoro è gay (anche se è sposato). I benevoli invece dicono che il sottosegretario all'Economia voleva dire «fighetti». Sarà, ma nessuno ci crede.

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