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Nel mirino l'acquisto di film

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Inquesto stralcio Silvio Berlusconi è accusato di appropriazione indebita per aver «sottratto», secondo i magistrati milanesi, alle casse di Mediaset e, prima ancora, di Fininvest, i proventi della compravendita di film e pellicole cinematografiche acquistate da majors americane e «rivendute» al gruppo italiano con l'intermediazione di un uomo d'affari egiziano, Frank Agrama, ritenuto il socio occulto del premier. Tutto sarebbe avvenuto all'estero, sostiene la Procura, dove i profitti della compravendita sarebbero stati «nascosti» in conti accesi in Svizzera, Monte Carlo e le Bahamas. In questo filone, oltre al leader del Pdl, figurano Agrama e una decina di manager ed ex manager legati al gruppo di Segrate. «Accusa vecchia e masticata», commenta l'avvocato Piero Longo, uno dei difensori del Presidente del Consiglio. «Del resto — aggiunge — non mi stupisce più nulla di quel che fa la Procura di Milano». È questo l'ultimo capitolo, avviato circa due anni fa, dell'inchiesta «madre» sui diritti tv. C'è stato quello principale, già a processo di primo grado, sospeso da mesi in attesa della decisione della Consulta sul Lodo. C'è stato poi il caso Mills, dimezzato con lo stralcio della posizione del premier, già concluso con la condanna di Mills in primo grado, ormai prossimo al giudizio d'appello. E c'è stato anche un fascicolo avviato sulla posizione dei due figli maggiori di Berlusconi, Marina e Piersilvio, finito però con una archiviazione al termine delle indagini. Dopo due anni anche lo stralcio Mediatrade è ormai prossimo alla chiusura, cioè al deposito degli atti, preludio ad una richiesta di rinvio a giudizio.

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