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Masi va da Calabrò, Travaglio rischia

Marco Travaglio

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«L'ufficio di collocamento dei politici trombati». Così, con un tocco gogoliano, l'ineffabile dottor Travaglio ribattezzò mesi addietro l'Autorità per le Comunicazioni, rea di aver sanzionato (e non per la prima volta) "AnnoZero". La trasmissione di Santoro aveva attaccato il presidente Napolitano e l'oncologo Veronesi, e si era beccata il cartellino giallo dell'AgCom. A Travaglio era già accaduto con inquietante regolarità - vedi il caso Forleo, o la sponda offerta a Grillo - e non solo nell'arena di Mikhail: a "Che tempo che fa" si era avventurato in una concione contro Schifani (e l'insinuazione non era delle più soft) sfruttando l'ospitalità di Fazio. Ma Supermarco - come ogni esclusivo titolare della Verità Rivelata - malsopporta obiezioni e ammonimenti. Così ecco che il team del Garante diventa nella sua prosa anche di peggio: «Un teatrino dei pupi i cui fili vengono tirati dai partiti. Marionette chiamate a fucilare i programmi sgraditi al padrone». Riflessioni che certamente Travaglio potrà proporre ai lettori del suo quotidiano "Il Fatto", da domani in edicola per una guerra fratricida con "L'Unità". Più difficile comprendere per quale motivo le querele che piovono su "AnnoZero" per le interpretazioni unilaterali del suo editorialista debbano essere pagate dalla Rai, e dunque dai cittadini di pareri democraticamente distanti.   Più arduo ancora, accettare che l'obbligatoria glorificazione di Mr.Verità gravi pesantissimamente sul bilancio di Viale Mazzini: come rivelato ieri dal nostro giornale, c'è in ballo una maximulta fino a 90 milioni di euro in caso di «una sola nuova violazione da parte dei diritti della singola persona o della correttezza e dell'imparzialità dell'informazione». E a comminarla sarebbe proprio quello che per Travaglio è solo un teatrino di burattini: peccato che certe metafore delegittimino anche il lavoro dei Commissari dell'AgCom vicini alla sinistra, quei tre (D'Angelo, Lauria e Sortino) che dopo l'articolo de "Il Tempo" si sono precipitati a dichiarare «che nessun tipo di procedimento è in corso nei confronti della trasmissione "AnnoZero"» e che non è pertanto «corretto strumentalizzare atti passati dell'Autorità». Vero: non abbiamo scritto di sanzioni e istruttorie pendenti. Il problema è dell'immediato futuro, e che non sia un fumo di stagione lo dimostra la mossa del direttore generale Rai Masi, che chiamato a risolvere ad horas la spinosissima questione del contratto di Travaglio, ha alzato il telefono e chiesto un incontro a breve con il presidente dell'AgCom, lo scrittore-giurista Corrado Calabrò. Servono ulteriori «approfondimenti» e «chiarimenti» sul caso, così come era stato ipotizzato nel più recente Cda della tv pubblica. Masi vuole capire, sostengono gli insider, «l'effettiva portata delle precedenti delibere dell'Autorità in merito a Santoro e Travaglio». Solo che non se potrà parlare presumibilmente prima di domani, dopo la riunione del Consiglio dell'Organismo di Garanzia, già in agenda. Traduzione: oggi Mikhail affronterà la conferenza stampa di presentazione di "AnnoZero" (che dovrebbe andare in onda giovedì) senza la certezza di avere Supermarco in squadra. Prevedibilmente, tuonerà contro chi si è trincerato dietro gli «approfondimenti» e lo «spauracchio» dell'AgCom per imbavagliare la Verità. L'ha già fatto, ieri a tarda sera, Giuseppe Giulietti, ex Usigrai, ex Italia dei Valori, politico-giornalista lontano dall'Ufficio di collocamento dei trombati: «La sola notizia che il dg della Rai abbia chiesto un incontro al presidente dell'Autorità per le Comunicazioni appare strabiliante e conferma i peggiori sospetti sulle intenzioni di accompagnare alla porta i giornalisti e i programmi sgraditi al Premier». Sarà un autunno cupo.  

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