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Berlusconi-Fini verso una tregua armata

Gianfranco Fini

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Il faccia a faccia tra Fini e Berlusconi è atteso tra domani e martedì e comunque prima della partenza del premier per gli Stati Uniti, dove parteciperà all'Assemblea generale dell'Onu e poi al G20 di Pittsburgh. Il chiarimento con il presidente della Camera dovrà risolversi entro il 7 ottobre quando si svolgerà l'ufficio di presidenza del Popolo della libertà. Per quella data è previsto che si comincerà ad affrontare il nodo delle candidature alle Regionali con la Lega che rivendica la guida di regioni di peso come la Lombardia, il Veneto e il Piemonte. Quindi questa agenda fitta consiglia a Fini e Berlusconi, se non proprio una riconciliazione, di sicuro una tregua armata, ma comunque una tregua. Nell'incontro dell'inizio della prossima settimana Fini tornerà sul tema sollevato a Gubbio, ovvero quella che considera la mancanza di una democrazia interna al Pdl, dello scarso dialogo e non è escluso che farà pesare le critiche velenose che il direttore del Giornale, Vittorio Feltri, gli ha lanciato. Ma Berlusconi sa già cosa rispondergli. Cioè, come dicono i suoi collaboratori più stretti, che nel momento in cui Fini rimprovera la mancanza di confronto nel Pdl, fa di tutto per formare una corrente di Alleanza nazionale e quindi minare la solidità del partito; un comportamento contradittorio. Al premier non sarebbe andata giù l'iniziativa della lettera firmata da un drappello di parlamentari finiani, arrivata contestualmente alla consegna delle case a Onna. Come dire che nel momento in cui si sarebbe dovuto mostrare un partito coeso e compatto attorno a quello che è il fiore all'occhiello del governo e in primis del premier, c'è chi lavorava a dividere. Dall'incontro quindi potrebbe venir fuori, come si aspettano in molti dentro il Pdl, una sorta di tregua armata con una serie di promesse da parte del premier. Queste potrebbero andare dall'impegno alla consultazione permanente dei cofondatori a un riequilibrio dell'assetto del Pdl con in prospettiva anche un nuovo coordinamento. I riflettori si sono accesi spesso in queste settimane sul vicecapogruppo del Pdl alla Camera Italo Bocchino. La diversa concezione del partito che è stata all'origine delle osservazioni polemiche di Fini potrebbe trovare un superamento nell'istituzione di alcuni appuntamenti fissi di consultazione sulle strategie politiche. Si tratterebbe però di una soluzione di compromesso, più di facciata che di sostanza ma tale comunque da consentire di affrontare il capitolo spinoso delle Regionali. Resta ferma la clausola del 70-30% a garanzia dei delicati equilibri politici tra Fi e An ma c'è l'incognita dell'Udc. Secondo gli insider in Lombardia sarà confermato Formigoni, mentre in Calabria viene dato per certo Giuseppe Scopelliti (in quota An). Per la Liguria resta in pole position il deputato Sandro Biasotti, sponsorizzato dal ministro dello Sviluppo economico, Scajola. Nel Lazio, dopo il rifiuto dell'imprenditrice Luisa Todini, restano sempre alte le quotazioni di Renata Polverini, leader dell'Ugl. In Campania oltre all'attuale coordinatore regionale Nicola Cosentino e al presidente dell'Unione industriali di Napoli, Gianni Lettieri, sono in campo il segretario nazionale del Nuovo Psi, Stefano Caldoro e il ministro per le Pari opportunità, Mara Carfagna. La Lega marcia verso Veneto e Piemonte. La poltrona di Giancarlo Galan vacilla. Il Carroccio, pur raddoppiando i voti rispetto al 2004 in Veneto, non ha sorpassato il Pdl, e quindi verrebbero meno le pretese di Bossi (in pista ci sarebbero il sindaco di Verona Flavio Tosi o Luca Zaia). Se il Pdl riuscisse a spuntarla in Veneto, il Piemonte spetterebbe al Carroccio (restano sempre alte le quotazioni del capogruppo alla Camera, Roberto Cota). Per la Puglia è considerato tra i papabili il ministro degli Affari regionali Raffele Fitto che però si tira fuori. Si parla anche del magistrato Stefano Dambruoso, ma il più accreditato sarebbe il capogruppo del Pdl alla Regione, Rocco Palese, braccio destro di Fitto. In Basilicata circola il nome dell'ex presidente di Confindustria Basilicata, Attilio Martorano, mentre sulla rossa Emilia Romagna ci avrebbe messo gli occhi la Lega: si parla di Angelo Alessandri o Gianluca Pini. Tutto in alto mare per la Toscana. Per l'Umbria i papapabili sono l' attuale capogruppo in Regione Fiammetta Modena e il sindaco di Assisi, Claudio Ricci. Resta, però, il nodo Udc: se il Pdl dovesse allearsi con i centristi, tra i più accreditati c'è Maurizio Ronconi, responsabile nazionale enti locali del partito di via dei Due Macelli. Aperta la partita nelle Marche: in lizza dal coordinatore regionale Remigio Ceroni al vice Carlo Ciccioli. Ma gli scenari cambierebbero se ci fossero intese locali con l'Udc.

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