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Pier Ferdinando Casini

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Comesi diceva per Veltroni, che si iscrisse giovanissimo alla direzione del Pci, così per Casini si potrebbe parafrasare lo stesso slogan. Classe 1955, aveva disegnata, fin da giovane la sua strada. A portarlo nelle stanze che contano di un partito che sembrava destinato a occupare per sempre il potere erano stati prima Bisaglia e poi Forlani. Ma la notorietà per Casini arriva proprio con il secondo. Pupillo, braccio destro, erede designato. Il bel Pier ha successo, chi potrà fermarlo? Se Alberto Sordi ripeteva «a me m'ha rovinato la guerra» a fermare l'ascesa di Casini ci pensa l'inchiesta Mani Pulite che travolge la Dc. A Forlani segue Martinazzoli, nasce il Partito Popolare. Tutto questo va stretto a Casini. Con l'ex avversario interno Mastella, inventa il Ccd, corre più volte ad Arcore per incontrare Berlusconi lanciato alla conquista della maggioranza con la Lega di Bossi e il partito di Fini. Lascia una nave alla deriva, quella dei popolari, è attratto dalle stanze del potere. Certo, sa bene che il suo peso è relativo. Ancora secondo o terzo. Ma c'è. E' timido Casini in quella prima fase, più attento a non disturbare il nuovo leader che a cercare subito spazio. Diversamente da Mastella, che quel tandem soffre fino a ricercarsi uno spazio autonomo, passando da uno schieramento all'altro, Casini resiste. Aspetta il suo momento che arriva con la presidenza della Camera. Allora riprende la sua corsa, si smarca, si muove, cerca un'alleanza con Fini. Con Follini pungola il Cavaliere. Follini ci crede tanto che finisce una legislatura come vice premier per passare a quella successiva nello schieramento avverso. Casini resta nella Casa della Libertà anche nella sconfitta, ma è critico, polemico. Il Cavaliere non si fida. Raccontano le cronache che viene invitato a salire sul predellino, cioè a far parte del partito unitario a cose fatte. Comprimario ancora no, pensa il bel Pier. Vuole incunearsi tra i due grandi partiti. Fa arrabbiare Berlusconi. Ma lui sogna il grande centro. I risultati non arrivano. Anzi. Ma aspetta Mastella, strizza l'occhio a Montezemolo, mantiene una porta aperta a Rutelli. Intanto tratta per le regionali. Sogna Casini, un futuro la leader. Peccato non ci sia più la Dc: «Mi ha rovinato mani pulite».

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