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Ora salviamo la trasmissione di Michele Santoro

Michele Santoro

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Insomma: fate in modo che vengano firmati quanto prima i contratti dei collaboratori di Annozero, tutti nessuno escluso, in quanto trattasi della trasmissione che interpreta meglio e più di chiunque altro lo spirito della Resistenza, la lotta per la libertà e se ci riescono anche quella per la liberazione, il sussulto delle coscienze, l'avamposto della democrazia, le passioni della piazza che non urla mai ma si agita sempre, la speranza della gioventù, l'ultimo lampo televisivo nella notte della repubblica dove tutte le vacche sono grigie e assomigliano a Sandro Bondi. Per cortesia, firmate, un bel visto, una sigla in ogni pagina di ogni contratto in doppia copia, e anche questo capitolo della saga santoriana avrà fine, il 24 settembre andrà in onda il cuoco Michele con le sue polpette avvelenate e la libertà di stampa e opinione in Italia non subirà altre dolorose evirazioni, dopo la denuncia fascista del premier a due poveri giornali. Vi ha già avvisato, Michele: se non mi mandate in onda, perdete uno share coi fiocchi, decine di milioni di pubblicità e fate del male all'Italia. E ha anche aggiunto di aver letto da «giornali e agenzie vicini al Presidente del Consiglio» (ma Il Tempo che fa, la fronda, qui non ho letto niente!) notizie molto allarmanti sulle intenzioni allarmanti dell'intendenza Rai. E no, cari dirigenti della radiotelevisione pubblica, non fate scherzi. Michele Santoro è un vero uomo della Resistenza, un partigiano coi fiocchi che ha già cantato in diretta “Bella ciao” e si appresta anche quest'anno a confortarci che, fin quando c'è lui, c'è vita democratica. Non a caso ha inviato la sua lettera accorata a Masi e Liofredi l'8 settembre, giorno della morte della Patria secondo alcuni storici e della sua rinascita secondo altri. Una lettera ogni 8 settembre ci vorrebbe, anche se non ci sono beghe contrattuali da sistemare, perché con Santoro ogni anno muore il conformismo e rinasce l'araba fenice del giornalismo libero, colto, monello, irriverente, acido, schietto, sincero, antifascista come si può e antiberlusconiano come si deve. Noi tutti lo invidiamo, con o senza il ciuffo ribelle e tinto, con o senza la Borromeo o la Granbassi, con Travaglio e senza qualche provocatore di destra che pareva dovesse essere affiancato al giornalista più giornalista che c'è, quello che i fatti scompaiono e lui li ritrova, uno a uno, e li appila come un castello di granitiche certezze che puntano sempre dritte lì, al cuore del potere marcio e corrotto che tiene Berlusconi a Palazzo Chigi. Noi lo invidiamo, li invidiamo perché loro sono giornalisti liberi, colti e indipendenti. Di altri diremmo che piangono e fottono, ma di Michele no, mai, ogni puntata di Annozero è scuola di giornalismo, spremuta di verità, giustizia inverata in un volto e in una prosa. Invidiamo tanto Michele da dire da troppo tempo che si è alla ricerca di un Santoro di destra, e difatti non lo si trova perché di Santoro, contratto o non contratto, ce n'è solo uno. Invidiamo anche il suo contratto, ma sono piccinerie straccione, queste. Comunque sia. Ragionateci un attimo, egregi vertici della Rai. Siamo la nazione che offre il tappeto rosso a Hugo Chavez, scambia Michael Moore per un grande regista e Oliver Stone per un profeta della democrazia planetaria. Siamo la nazione con i giornalisti più sovvenzionati al mondo con risorse pubbliche eppure convinti che da noi la libertà di informazione è in pericolo. Siamo tutte queste cose, e possiamo anche permetterci il lusso e il piacere di continuare ad ammirare, bella e scintillante come prima e più di prima, l'Invincibile Armata antigovernativa in prima serata, il suo commander in chief, i suoi generali, le sue vedette, le sue truppe plaudenti. Sarà un piacere, si presume di giovedì sera, mettersi in poltrona pronti a vedere tutto quello che gli altri non mostrano, a scoprire tutto quello che gli altri non scoprono, a sentire tutto quello che gli altri non sentono. Noi pronti lì, col blocco note i più antichi e col registratore Dvd i più contemporanei, a fissare parole, concetti, immagini, rivelazioni, spigolature, scontri epocali, pagine di storia. E quindi, cari dirigenti Rai, firmate, firmate tutto e subito, anche una firma in più se non siete sicuri che le voglie di Michele siano interamente soddisfatte. Fate ricchi noi di informazione e ricco lui di compenso. Fate in modo che il soggiorno in questa dittatura sia almeno un po' alleviato da un paio di ore di pura libertà. Meno male che Santoro c'è.

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