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"Gli operai partecipino agli utili delle imprese"

Giulio Tremonti

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Il colpo di teatro, come nella migliore tradizione, arriva nel finale. Dopo quasi due ore di dibattito un po' noioso (né Giulio Tremonti, né Enrico Letta infiammano mai veramente la platea di Cl) il ministro dell'Economia gioca il suo asso nella manica. «Credo sia dovere del governo - dice - iniziare a riflettere insieme sull'idea di favorire la compartecipazione, non la cogestione, agli utili dei lavoratori. Sarebbe una risposta alla crisi, uno dei modi per uscirne». La platea applaude il «compagno» Giulio e qualcuno sorride al pensiero che ormai, per sentir dire «qualcosa di sinistra», tocchi venire a Rimini. O sperare che Gianfranco Fini passi dalle feste del Pd. In ogni caso quello finale è solo uno degli applausi che il popolo di Cl tributa a Tremonti. Un'accoglienza calorosa che è sicuramente un segnale importante. Anche perché, ancora ieri mattina, c'era chi nei padiglioni della Fiera scommetteva sulla defezione di Giulio. Il motivo? La passerella trionfale riservata mercoledì al governatore di Bankitalia Mario Draghi. I due, si sa, non si amano troppo e infatti, pur spaziando da Papa Benedetto XVI a Rosseau e Caterina II, il ministro non si lascia sfuggire l'occasione di replicare al numero uno di Palazzo Koch. Se mercoledì Draghi aveva paragonato l'attuale crisi economica a quella del '29 spiegando che poi bisognerà mettere mani ai debiti pubblici aumentati, Tremonti la vede diversamente. «Forse questa crisi è uguale a quella del '29 - spiega -, ma quello che si fa oggi non è quello che ha fatto Roosevelt: molto debito, ma per salvare il popolo, la gente». Un modo come un altro per rivendicare il lavoro fatto dal governo che, mentre in in altri Paesi si salvano le banche, in Italia ha puntato su industrie, famiglie, risparmio. Uno a zero. Ma l'affondo di Tremonti, che si presenta al Meeting in camicia bianca con maniche accorciate, cravatta e uno zainetto sulle spalle, era già iniziato prima dell'incontro quando, parlando degli economisti, aveva attaccato: «Le loro riunioni ricordano quelle dei maghi. Tutti che fanno apparire e sparire l'inflazione e fanno in modo che non debba apparire la deflazione. Quello che fa effetto è che il coro continua. Se ci fosse buon senso da parte di tutti di starsene zitti per un anno e due ci guadagnerebbero loro stessi e ci guadagnerebbero tutti». E se gli economisti sono «maghi», i banchieri, assieme ai «frequentatori dei sinedri farisaici», non raccontano la verità. Ma c'è un altro punto del discorso del governatore che non è piaciuto al ministro: quello delle riforme strutturali. Per Tremonti, infatti, «quando sei al governo sei sotto lo stress della crisi. Se hai un lavoratore che perde il posto di lavoro, secondo voi, è più importante pagargli la cassa integrazione o disegnare gli ammortizzatori sociali? Se voi avete un anziano nella sofferenza cosa fate? Cercate di mantenere per quanto possibile le prestazioni sociali o gli dite che il futuro è nella concorrenza? Io, tra la concorrenza e la sofferenza penso sia giusto andare incontro alla sofferenza». Anche perché, aggiunge ironico, «c'è un dettaglio, si mangia giorno per giorno, non sul lungo periodo non nel lungo periodo». E comunque non è vero che il governo non ha fatto riforme. Tremonti prova ad elencarle soffermandosi su una in particolare: il federalismo fiscale. Che deve essere fatto con «equilibrio, moralità e responsabilità» e che sarà uno «strumento utile per ridurre l'evasione fiscale». A questo punto il ministro riserva una stoccata ad un altro ospite del Meeting che lo ha preceduto: Corrado Passera. Il numero uno di Intesa aveva parlato della necessità di uno «schock positivo» ma Tremonti preferisce «la corrente continua che è quella dell'azione di governo». Per il resto la relazione del ministro ruota attorno ad un unico semplice concetto: quello uscito dalla crisi è un mondo nuovo e, per questo, servono categorie nuove. In tal senso la recente enciclica di Benedetto XVI «non è solo un documento teologico, etico o economico. È un vero e proprio documento politico. Il primo testo organico di politica che organizza il nuovo mondo». La platea applaude. Tremonti si scioglie e, alla fine, si concede anche un passaggio su Comunione e Liberazione. «E dopo tanti anni - spiega - dovrei dire non il "vostro", ma il "nostro" nome, Comunione e Liberazione». «Vorrei ribaltarlo - aggiunge -: Liberazione e Comunione. Liberazione dai pregiudizi, dalle inerzie mentali del passato. Comunione nell'idea del primato su tutto dell'uomo, nella ricerca del bene comune nella società umana». E pensare che non voleva venire.

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