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Al Sud il 50% in più di invalidi

Giulio Tremonti

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Oltre due milioni di invalidi in Italia e al Sud il numero raddoppia rispetto al Nord. Se nel Mezzogiorno (isole comprese) ci sono 4,39 pensioni ogni 100 abitanti, al Nord il rapporto scende a 2,91 e al Centro si attesta sul 3,73. La regione con meno pensioni di invalidità, sempre in rapporto alla popolazione, è la Lombardia (2,79), mentre quella con il maggior numero di invalidi è l'Umbria (5,48 per 100 abitanti). Anche in valore assoluto, meno indicativo rispetto a quello relativo alla popolazione, il Sud con 913.584 prestazioni supera i 787.837 assegni erogati nel settentrione. I dati sono contenuti nella «Relazione Generale sulla situazione economica del Paese 2008» del ministero dell'Economia. Nel rapporto si sottolinea la necessità di intervenire sulla materia e soprattutto sui controlli: «Nonostante i numerosi interventi normativi - scrive il Tesoro - la materia necessita ancora di un riordino complessivo, in particolare per quanto riguarda la definizione degli interventi, le modalità di accertamento e verifica». Se in tutte le regioni del Sud c'è «un numero relativamente maggiore di prestazioni - si legge nel rapporto - da segnalare sono anche i casi di Umbria e Liguria dove vengono erogate rispettivamente 5,48 e 4,10 prestazioni ogni 100 abitanti, con un rapporto molto più elevato di quello registrato nelle relative circoscrizioni geografiche (3,73 al Centro e 2,91 al Nord)». Una pensione media di invalidità si attesta sui 450 euro e nel 2008 il numero totale delle prestazioni è stato di 2.137.078 (esclusi gli assegni erogati in Valle d'Aosta e in Trentino Alto Adige, regioni a statuto speciale). Per il ministro per l'Attuazione del Programma di Governo, Gianfranco Rotondi, i dati del Tesoro parlano chiaro: «Il 50 per cento in più di invalidità al Sud è la riprova di un modo distorto con cui si è fatto politica nel Meridione e di come ora si debba dare una sterzata. Non bisogna commettere gli errori del passato». Tornando sulle «rivoluzioni invocate» aggiunge: «Quando parlo di rivoluzione per il futuro del Sud mi riferisco anche a questo.   Il Meridione ha bisogno di una nuova prospettiva, non più di elemosine». Federico Bricolo, capogruppo al Senato per la Lega Nord, coglie al volo l'occasione: «È evidente che furbi e imbroglioni devono essere smascherati e colpiti. Questo malcostume deve finire e il governo ha il dovere di intervenire con maggiori controlli». Una disomogeneità, quella emersa dai dati del rapporto sulla situazione economica 2008, che fa pensare. L'Inps solo quest'anno ha già revocato circa 7.000 prestazioni erogate indebitamente. Dai ciechi trovati alla guida di automobili ai musicisti sordi, dalle famiglie con tutti i componenti invalidi ai «miracolati», l'elenco delle truffe sulle pensioni di invalidità è lungo. A Montesilvano (Pescara) un pensionato si fingeva cieco per arrotondare le entrate ma è stato visto dai carabinieri mentre si faceva indicare la strada su una cartina. A Milano un altro falso cieco è stato scoperto dalla Guardia di Finanza. Dopo essersi vista riconosciuta l'infermità, il non vedente ha anche fatto l'esame per la patente di guida. A Napoli un'intera famiglia composta da sedici persone percepiva altrettanti assegni di invalidità. Tutti colti normalmente a passeggiare per le vie della città. Nel frusinate, gli investigatori invece scoprirono un pensionato di invalidità, che risultava sordo ma che allo stesso tempo continuava a suonare con una banda musicale. Ad Acireale (Catania) un'invalida al 68% aveva presentato un certificato di sana e robusta costituzione per ottenere il porto d'armi. Di qualche anno fa uno dei casi più curiosi. Un perugino era stato indagato come falso invalido, perché considerato cieco. Fu poi scoperto in perfetto possesso della vista, ma davanti al Gip si era difeso invocando il miracolo: «Sono solo un miracolato e la vista l'ho riacquistata dopo un viaggio a Lourdes». Viaggio che, guarda caso, si era svolto il 13 dicembre, Santa Lucia, proprio la protettrice dei non vedenti.

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