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La Lega: "In Rai fiction in dialetto Al Sud pagare meno gli statali"

La Lega in piazza

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{{IMG_SX}}E lo fa a tutto tondo. Così sulla graticola finisce la televisione pubblica accusata di non promuovere la cultura locale e di dare troppo spazio ai gay. Ma non basta. I nordisti guardano anche ai temi economici e tornano sulla discussa questione delle gabbie salariali. L'idea? Introdurle anche nel pubblico impiego. Passano i giorni ma alla fine le parole d'ordine rimangono sempre le stesse: difendere il dialetto in una visione di tutela territori italiani, senza dimenticare di salvaguardare gli interessi dei lavoratori del Nord. Non bastava la proposta di introdurre nelle selezioni per i docenti una valutazione sulla conoscenza della cultura regionale. Non bastava la richiesta di far diventare materia curricolare anche lo studio del dialetto della propria regione, né quella di proporre per i vessilli regionali l'equiparazione al Tricolore. Ora il ministro Luca Zaia, in un'intervista a Klauscondicio, spara: «La Lega esorta la Rai a mandare in onda le fiction di grande ascolto in dialetto con i sottotitoli, oppure per chi ha la televisione in digitale, di aggiungere al canale audio anche la versione dialettale». E così nessuno si stupisca se, accendendo la televisione sentiremo la fiction Capri in napoletano, Il commissario Montalbano in siciliano, Gente di mare in calabrese, Nebbie e delitti in emiliano, Cuori rubati in Piemontese, Un caso di coscienza in friulano perché questo è quello che accadrà se passerà la linea leghista. Una proposta che il vicepresidente della Vigilanza Rai, il Democratico Giorgio Merlo, commenta: «Il servizio pubblico è credibile se non diventa uno strumento secessionista da inserire nella politica italiana». Ma non solo la tutela dei vernacoli è un cavallo di battaglia della Lega, c'è anche la promozione dei valori della famiglia. Zaia, esorta: «La Rai non deve dare priorità al mondo omosessuale e alle sue istanze, bensì seguire le indicazioni del governo e promuovere la famiglia e i valori familiari attraverso i suoi programmi». Di tutt'altro parere Franco Grillini, presidente di Gaynet, associazione nazionale di giornalisti gay che aggiunge: «Sfidiamo Zaia a trovare una trasmissione negli ultimi due mesi dove sia stato invitato un esponente gay» Per non parlare poi del discusso tema delle «gabbie salariali». Un tema proposto già il primo di maggio dal leader della Lega Umberto Bossi che propose di adeguare i salari al costo della vita nelle diverse aree del Paese e sul quale ieri Zaia è voluto tornare proponendole anche per il pubblico. Una cosa che, come commenta il ministro, «costringerà il Mezzogiorno a imparare a camminare con le proprie gambe. Lo Stato che distribuisce in Calabria come in Campania (e con quali e quanti risultati) non ha più ragion d'essere». Proposta che non piace al premier Silvio Berlusconi. Tanto che, parlando in questi giorni con alcuni deputati del Pdl, ha preso le distanze dal movimento nordista: «Non ho mai condiviso l'idea delle gabbie salariali. Guardiamo invece ai salari legati alla produttività e al costo della vita sul territorio». Altre tre stoccate in pieno petto al Pdl. Chi pensava che sarebbe bastata una legge sul federalismo ad esaudire i sogni della Lega Nord e a porre fine alle sue battaglie identitarie, dovrà cambiare presto idea. Loro sono quelli che giocano le proprie partite di calcio sotto le insegne della Padania, che portano avanti la loro offensiva a forza di proposte di legge, che promuovono le specificità regionali e tentano continuamente di arginare le «contaminazioni» provenienti dall'estero, non avrebbero di certo potuto sottrarsi a questo continuo emergere di iniziative. Troppo grande il pericolo che la recente apertura di Berlusconi verso il Sud (con la sua decisione di destinare oltre 4 miliardi di euro a favore del Mezzogiorno), limiti gli investimenti nella Padania. E allora la strategia diventa quella di dare battaglia a suon di spot. Cavalcare i temi che piacciono al proprio elettorato, inasprire i toni verso il Sud, difendere la cultura popolare e i dialetti, esaltare le bandiere regionali equiparandole al Tricolore e difendere la sicurezza dei cittadini. Ora non resta che aspettare la prossima puntata di questa Beautiful tutta italiana.

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