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Quando Pier Luigi difendeva il voto di fiducia

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Inquesti giorni l'ex ministro dello Sviluppo Economico si è scagliato contro il governo per l'eccessivo ricorso al voto di fiducia. L'atteggiamento del candidato alla guida del Partito democratico è piuttosto singolare. Ecco cosa ha detto il 3 agosto: «Abbiamo un Parlamento nominato dai partiti con una maggioranza che lo è larghissimamente con già 23 voti di fiducia e un numero incontabile di decreti. Siamo già in piena deformazione del meccanismo parlamentare». Peccato che, nella precedente legislatura, Bersani non la pensasse proprio così. Il decreto sulle liberalizzazioni che porta il suo nome, ad esempio, è stato approvato con il voto di fiducia sia al Senato, dove il centrosinistra aveva una maggioranza risicata, ma anche alla Camera dove la superiorità numerica non lasciava spazio a sorprese. L'allora ministro giustificava così la scelta: «Il governo sta riflettendo se chiederla (la fiducia ndr). Ritengo l'ostruzionismo ad un decreto di questo genere una delle pagine politiche meno nobili e meno giustificabili che io ricordi. Gli italiani queste norme le vogliono. E noi abbiamo il dovere di fargliele avere». E ancora: «I cittadini aspettano queste norme e noi dobbiamo dargliele. Ci sono un cumulo di riforme in Parlamento e quando c'è l'ostruzionismo bisogna usare tutti gli strumenti». Chissà perché questa regola vale solo per il centrosinistra.

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