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Costituzione violata dalle ruberie

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Di Berlusconi i suoi detrattori hanno detto di tutto e di più, ma le sue detrattrici politiche sono andate ben oltre la più fervida immaginazione maschilista. Infatti, alcune zelanti parlamentari del Pd, tra le quali spiccano Livia Turco e Barbara Pollastrini, Rosa Calipari e Sandra Zampa, Laura Garavini e Sabina Rossa, hanno presentato un'interpellanza a Montecitorio perché i comportamenti privatissimi del Cavaliere - dunque performances sessuali e gusti erotici, presunte prodezze amatorie ed assidue frequentazioni femminili - violerebbero alcuni articoli della Costituzione, ed in particolare il 54 nella parte in cui statuisce che i cittadini ai quali vengono affidate funzioni pubbliche hanno «il dovere di adempierle con disciplina ed onore». Tanto basta per condannare il premier al rogo o quanto meno alla gogna perpetua al fine di lavare lo sconcio esibito davanti agli italiani i quali «hanno appreso da servizi fotografici, interviste e dichiarazioni mai smentite» i suoi incontri con donne dall'età più varia e, per di più, in cambio di favori che le interpellanti non possono (anche se incautamente lo fanno) qualificare. Insomma, prove che Berlusconi abbia pagato qualcuna delle «favorite» con denaro o posti di potere non risultano a nessuno.Ma questo, naturalmente, è un dettaglio.Quel che importa alle furenti deputate è la tragressione che il Cavaliere avrebbe fatto della Costituzione la quale, come tutti sanno, prescrive per filo e per segno come quando e con chi presidenti del Consiglio, della Repubblica, ministri e parlamentari devono accoppiarsi, appartarsi, flirtare, amoreggiare. E suggerisce anche modalità d'uso del sesso e del potere che con esso si coniuga. Sicché le puritane democrat, inorridite dalla vita dissoluta di Berlusconi, gli chiedono quanto meno di confessarsi davanti a loro, nella solenne aula di Montecitorio, possibilmente - ci permettiamo di suggerire - con il capo cosparso di cenere ed indossando un cilicio appena coperto da un saio confezionato, come d'abitudine per i doppioppetti, da Caraceni. Basterà a sanare «l'emergenza etica» che ha motivato l'interpellanza? Una volta i documenti ispettivi parlamentari facevano riferimento a ben altro. Li ispiravano inchieste giornalistiche serie e non gossip pruriginosi. Denunciavano piaghe sociali e non quattro salti notturni del premier raccontati da una virtuosa signora che gira con registratori e preservativi nella borsetta. E mai a nessuno veniva in mente di scomodare gli uffici di Montecitorio e Palazzo Madama per chiedere conto della ginnastica da camera di questo o quell'esponente politico costituzionalmente rilevante. Volete mettere la santità dell'Italia di una volta con questa demoniaca di Berlusconi nella quale tutte le donne sembrano fare carriera scaldando il talamo del potente di turno o partecipando al casting del Grande Fratello? Un Paese di veline, insomma. O di puttane che sarebbe la stessa cosa secondo la sociologia pecoreccia di una certa sinistra. La cui rappresentanza femminile, tanto autorevolmente scandalizzata, farebbe bene a chiedere, con un'interpellanza altrettanto pepata, se la Costituzione è stata o meno violata dal comitato d'affari barese della sinistra tangentara e moralista nel cui ambito, insieme agli appalti, sembra che si smistassero anche escort. O zoccole, come diciamo noi che non siamo di sinistra e c'incazziamo di più quando si ruba denaro pubblico. Gennaro Malgieri

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