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Decreto anticrisi, Fini lima il testo

Gianfranco Fini

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Arriva il voto di fiducia sul maxiemendamento che raccoglie tutte le modifiche al testo del decreto anticrisi. Ma per sbloccare l'iter finale della sua approvazione il governo ha dovuto faticare non poco. E soprattutto ha dovuto lasciare per strada una serie di norme come la stretta sulle banche, quelle sulle reti energetiche e sugli studi di settore. Il governo però ha dato il via libera a un ritocco delle risorse per gli investimenti degli enti locali virtuosi: la dote sale da 2 a 2,250 milioni di euro.   Il presidente della Camera, Gianfranco Fini, ha infatti bloccato in una prima fase l'ammissibilità dell'articolato con i cambiamenti al testo originario. Fini «pur rendendosi conto delle ragioni del governo» ha stoppato «un limitato numero di disposizioni, integrazioni e correzioni, oltre a due emendamenti presentati in commissione». Insomma il presidente di Montecitorio ha svolto il suo ruolo di garante delle procedure fino in fondo. Condizionando il suo via libera allo stralcio di disposizioni che, se approvate con la fiducia, non avrebbero tenuto conto del lavoro del Parlamento. Tra queste anche la norma che metteva sotto il controllo di Camera e Senato l'attività e il budget della Corte dei Conti e la sanatoria per i contributi non versati per le slot machine. Non è stato uno scontro quello ingaggiato dal ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, ma il suo disegno di portare a casa un pezzo di manovra senza il vaglio delle commissioni competenti si è infranto sul rigore regolamentare di Fini. Che dopo il confronto fcon il ministero dell'Economia sulle prerogative del Parlamento ha ottenuto un compromesso che non ha però soddisfatto l'opposizione. Il presidente della Camera ha richiamato gli interventi del Capo dello Stato ed è tornato a sottolineare che il binomio tra maxiemendamenti e fiducia crea «difficoltà nel rapporto tra maggioranza e opposizione, Governo e Parlamento» e non consente «il pieno dispiegarsi delle prerogative parlamentari alimentando tensioni nella complessa dinamica istituzionale». Sul piano politico, ha puntualizzato comunque Tremonti, è chiara «la scelta di operare in una logica di avviso comune per una forte moratoria» per quanto riguarda il credito concesso dalle banche alle imprese. Quanto alle valutazioni rese note dal presidente Fini, che hanno portato allo stralcio delle norme su energia e studi di settore, Tremonti ha replicato che il governo «prende atto della forma e della sostanza, condividendone le ragioni». Nel dettaglio le norme cassate sono state quelle sul nuovo tetto all'incremento del tasso di interesse, le ulteriori misure sul massimo scoperto e quelle relative ai giorni di valuta. A saltare è stato anche il mini condono sui concessionari delle nuove slot machine. Viene cancellato l'obbligo di azione disciplinare da parte del procuratore generale verso i pm nel caso di segnalazione del presidente dei magistrati contabili. Salta anche il controllo del Parlamento sul budget dell'istituto mentre restano invece i paletti alle indagine della corte sugli illeciti tributari. La presidenza della Camera ha bloccato l'inserimento di alcune misure che avrebbero riguardato le aziende cosidette «energivore». Semaforo rosso da parte del presidente di Montecitorio alla proroga per la pubblicazione dell'aggiornamento degli studi di settore al 31 dicembre.  

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