Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

E Dario resta in silenzio nel giorno della bufera

Dario Franceschini

  • a
  • a
  • a

Franceschini tace. Silenzio. Il segretario del Partito democratico resta nell'ombra. Lo fa nel giorno in cui i Democratici si scatenano contro Beppe Grillo e proseguono con la polemica sulla corsa per prendere il timone del centrosinistra. Lo fa nel giorno del tutti contro tutti. Del futuro del partito lascia intendere che avrà modo di parlare, ma solo con un progetto davanti. Senza polemiche. E così nel pomeriggio di fuoco dirama solo un breve comunicato, in cui indica la data, giovedì 16 luglio, di presentazione del suo programma. Stop, sul Pd neppure una parola di più. Per chi vuole sapere quale futuro il «traghettatore» vuole dare al partito, bisognerà attendere. Poi il silenzio regna. Giusto una spinosa dichiarazione contro le banche, «che dovrebbero riprendere al più presto a fare credito alle imprese». Intanto la battaglia per la corsa alla segreteria non si arresta. Pierluigi Bersani, anche lui candidato alla segreteria del Pd, dice la sua in merito ai propri progetti. «L'aggettivo per definire il mio Pd è popolare - spiega ad Affaritaliani - un partito popolare di una sinistra democratica e liberale. Un partito laico, del lavoro e dell'impresa. Un partito che ha non solo un futuro davanti ma anche delle radici profonde alle spalle. I nostri elettori sono diversi dai nostri iscritti: i nostri elettori hanno bisogno di un partito che funzioni, non possiamo essere un partito troppo liquido. Il Pd - aggiunge Bersani, che conta sull'appoggio di Massimo D'Alema, Enrico Letta e Rosy Bindi - deve aprire un cantiere, perché l'esperiezna dell'Ulivo non è conclusa. E chi dice che il mio sarà un partito degli apparati sbaglia alla grande». Presenta invece in via ufficiale la sua candidatura alla guida dei Democratici, il senatore Ignazio Marino. «Io non mi sento avversario di nessuno e auspico un confronto serio» al congresso, afferma respingendo le accuse mosse dall'interno del suo stesso partito dopo le sue affermazioni sulla questione morale, ricollegata al caso Bianchini che avevano fatto scatenare la polemica al Loft. Marino, appoggiato da Goffredo Bettini, non lesina parole di apprezzamento in particolare per l'ex ministro Pierluigi Bersani, ma apre anche alla discesa in campo di Beppe Grillo, precisando che con un programma serio, le firme e il rispetto delle regole «nessuno può essere escluso a priori». «Bersani è assolutamente serio - afferma il candidato - è stato un ottimo ministro. Se corro in posizione diversa dalla sua è per quello che ho detto, ma non manca stima e apprezzamento personale per lui come anche per Massimo D'Alema». A chi gli chiede però di esprimere una preferenza tra il segretario in carica Dario Franceschini e Bersani, Marino replica glissando e precisa «noi vogliamo lavorare sulle idee per il congresso e in base a queste stileremo una serie di punti. Su questi, se non dovessi vincere io, decideremo a chi dare il nostro appoggio». Ad attaccare il senatore ci pensa però Piero Fassino, tra i sostenitori assieme a Walter Veltroni di Faranceschini: «Ho trovato particolarmente infelice la sua dichiarazione mossa da una strumentalità che non mi piace». Riguardo le candidature Fassino ha detto che «chi si candida a guidare il Pd deve rispettare i suoi iscritti, i suoi elettori. Non può, per il solo fatto che si candida con l'obietivo di raccattare qualche voto in più, dire cose che sono offensive».

Dai blog