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Walter Veltroni potrebbe correre per la poltrona di presidente della Regione Lazio.

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Èproprio l'attuale segretario del Pd a muovere in queste ore numerose pedine pur di vedersi riconfermato nel suo ruolo di leader. La strategia dell'ex giovane dc di Ferrara è già stata delineata nel suo intervento di auto-candidatura: Franceschini intende dare rappresentanza ad una sorta di «grande coalizione» anti-D'Alema. Il calcolo, d'altra parte, è stato facile: il partito è diviso in mille e più fazioni con altrettanti capetti. Questi, sono divisi su tutto tranne che sul fatto che occorra evitare di lasciare le leve del comando ad un leader ingombrante come l'ex premier. Franceschini, quindi, ha buon gioco nel proporsi come il garante di un equilibrio più complesso. Ed in questo senso il recupero di Veltroni rappresenta una scelta strategica. Dopo aver perso malamente le politiche e dopo essere scesi ad un miserrimo 26% alle europee, il Pd si gioca tutto alle Regionali del 2010. Le difficoltà di Berlusconi sul versante «privato» offrono la speranza che qualcosa possa cambiare e che la china possa essere risalita. Di qui l'idea di lavorare su candidature forti e identitarie. Ma non solo. Il Pd deve sciogliere il nodo delle alleanze. La filosofia dell'autosufficienza – unita all'accordo elettorale con il solo Di Pietro - è stata la pietra tombale dell'ex sindaco di Roma e Franceschini non vuole ripetere l'errore. Da parte sua, D'Alema non ha fatto mancare di esprimere la sua opinione: il Pd dovrebbe accogliere Vendola e allearsi con Casini, possibilmente lasciando fuori l'Italia dei Valori. Questo schema è stato già testato in Puglia e verificato nei ballottaggi di Bari e Torino: funziona. Il presidente di Italianieuropei considera questo il vero punto per lui irrinunciabile: può perdere il Congresso (anche se c'è da giurare che cercherà di vincerlo) ma non sulla linea politica. Che Franceschini riesca a comporre il puzzle è improbabile ma nient'affatto impossibile. La scuola Dc potrebbe tornare utile e i pezzi incastrarsi uno ad uno. Garantire ai colonnelli spazi di manovra, ai giovani un'adeguata vetrina, a Veltroni un ritorno importante sul proscenio laziale e a D'Alema la legittimazione della linea politica: se riuscisse in questi obiettivi non si potrebbe escludere persino un esito unitario del Congresso con Bersani presidente. È un lavoro duro e impegnativo e si capisce perché tanta attenzione ad evitare che l'ipotesi di Veltroni alla regione Lazio si diffonda prima del previsto. I giochi però sono aperti ed è impossibile tenere tutte le carte coperte. E quella del suo predecessore è un jolly che pesa e che Franceschini in ogni caso metterà sul tavolo. Paolo Messa

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