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Il complotto dei nostri Savonarola

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Ma perché? Per insediare definitivamente il moralismo di massa in luogo della politica. Con quale scopo? Quello di far credere a qualche sprovveduto che un tempo la politica veniva affidata ai buoni padri di composte famigliole e che solo nell'età del berlusconismo le cose vanno diversamente. Con l'implicita allusione a berlusconiane garanzie della politica contro il moralismo di massa, che interdicono (o differiscono) nel caso di talune cariche l'esercizio dell'azione penale. Esse risalgono, invece, al dispiegarsi del  costituzionalismo liberale in Occidente, anteriore all'età berlusconiana. A volte, episodicamente, notava Croce, può anche capitare che la storia abbia visto arrivare alla politica onest'uomini, rispettosi come bravi bambini nel giorno della prima comunione. Ma per brevissimo tempo. E comunque non è che nella storia in tanti abbiano pensato, al modo dei nostri Borrelli e Caselli, a codici preventivi di virtù pubblica per tenere lontani gli impresentabili berluscones dalla politica. Pericle si mise in casa e poi sposò una donna pubblicamente accusata di essere una prostituta: senza di lui né la democrazia, né il massimo splendore di Atene. Giustiniano mise sul trono di Bisanzio una specie di pornostar: senza di lui, tanti saluti al Corpus juris civilis e alla cattedrale di Santa Sofia in Costantinopoli. Enrico VIII, crapulone intemperante e autocrate spietato, costruì l'indipendenza religiosa dell'Inghilterra. Carlo V, col denaro delle province del regno e calpestando le tradizionali istituzioni locali di Spagna, fondò un impero che assicurò alla Castiglia un'egemonia durata fino alla pace di Westfalia. Richelieu, a tutti mentendo e contro tutti tramando, fece della Francia la prima potenza europea. L'elenco sarebbe lungo quanto l'indice dei nomi di un manuale di storia universale. Evocare il sogno di una politica ideale, che non è mai esistita, di solito serve soltanto a dissimulare un complotto contro la politica che esiste. Essa, per Max Weber, non è nata ad Assisi. Eppure oggi, per contrapporsi a Berlusconi, c'è chi ha scelto di rifarsi a Savonarola. Stiamo ai fatti. Neanche in via di ipotesi, un magistrato (o un avvocato) può ravvisare in un presidente del Consiglio l'utilizzatore finale di un amore mercenario. Di qui le norme, rubricate come lodo Alfano. Contro di esse Di Pietro avrebbe voluto appellarsi al popolo referendario. D'Alema e Scalfari puntano, invece, all'eco della signora D'Addario alla Corte Costituzionale: in nome di un loro Macchiavelli privato, invocano pubblicamente Savonarola. Far dimettere il presidente del Consiglio forse sarà difficile. Ma la verità è che i nostri moralisti di massa guardano soprattutto alla Consulta.

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