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L'Occidente respinge le accuse

Scontri in Iran e proteste contro l'elezioni di Ahamadinejad

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David Miliband, responsabile esteri di Londra, ha definito la tesi del complotto da parte di potenze straniere «priva di fondamento» e ha condannato la violenta repressione delle manifestazioni. Tutte accuse smentite con fermezza da Miliband, che oggi ha ribattuto: «Respingo categoricamente l'idea che i manifestanti in Iran siano manipolati o motivati da Paesi stranieri. Il Regno Unito è fermissimo nel sostenere che spetta al popolo iraniano scegliere il suo governo». E riguardo alla sanguinosa repressione delle proteste, il ministro britannico ha affermato: «Condanno la continua violenza contro coloro che cercano di esercitare il loro diritto alla libera espressione. Tutto questo può solo danneggiare l'immagine dell'Iran nel mondo: gettare la colpa sugli stranieri non è una giustificazione». Altrettanto schierata la Francia che per bocca del presidnete Sarakozy ha definito «ingiustificabile» il comportamento del governo di Teheran «di fronte al legittimo desiderio di verità di una grande parte della popolazione iraniana». Anche il Cancelliere tedesco Angela Merkel ha chiesto al governo iraniano di procedere ad un riconteggio dei voti delle elezioni presidenziali e ad astenersi da qualsiasi violenza contro i manifestanti che protestano contro i presunti brogli ai danni del candidato riformista Mir Hossein Mousavi. Contro tutte e tre queste nazioni aveva tuonato il presidente del Parlamento iraniano Ali Larijani che ha chiesto di rivedere i rapporti con Gran Bretagna, Francia e Germania, alla luce di quelle che ha definito le loro «vergognose» dichiarazioni sulla contestata elezione presidenziale. Gli Stati Uniti dopo il monito di sabato espresso da Obama hanno preferito tacere e aspettare gli eventi. L'Italia ha mantenuto toni pacati: un tentativo di mantenere aperta la possibilità di dialogo con Teheran. Basta violenze e spargimenti di sangue. Il governo italiano è «preoccupato e addolorato per le perdite di vite umane» e chiede a Teheran di trovare una soluzione pacifica alla crisi post-elettorale. Tuttavia «l'Italia rispetta l'Iran e la sua sovranità» e, riconoscendone un «ruolo importante» nella stabilizzazione dell'Afghanistan, il ministro degli Esteri, Franco Frattini, auspica un suo «contributo utile» già al G8 di Trieste. Per ora resta quindi valido l'invito a Teheran a partecipare alla riunione dei ministri degli Esteri del G8 dedicata al dossier Af-Pak (Afghanistan e Pakistan), che si terrà il 26 e 27 giugno a Trieste, anche se nel governo italiano emergono forti preoccupazioni su quanto sta accadendo in queste ore in Iran. E, d'altra parte, il contesto generale in Iran è notevolmente mutato rispetto a quando l'invito era stato avanzato. Ma il ministro Frattini ha anche riaffermato che la nostra ambascioata a Teheran assisterà i «manifestanti feriti ove vi fosse richiesta e bisogno di assistenza».

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