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L'Europa ignora il gossip italiano

Il Presidente Silvio Berlusconi in una immagine scattata il 31 maggio 2009 davanti all'ingresso dell'Hotel Palace di Bari, di fronte al premier Patrizia D'Addario

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{{IMG_SX}}Il refrain è sempre lo stesso: «Falsità», un vero e proprio complotto mediatico, «la solita bomba lanciata ad orologeria» contro il presidente del Consiglio. Un'inchiesta che guarda caso arriva quattro giorni dai ballottaggi. E guarda caso che parte da una delle città clou di questa tornata elettorale, Bari. Berlusconi lo ripete e lo ripete ancora. «Non mi butteranno giù. Non sanno di che pasta sono fatto». Dopo il vertice notturno di mercoledì a Palazzo Grazioli, presenti il suo avvocato Niccolo Ghedini, i ministri Alfano e Fitto, e il sottosegretario Gianni Letta, dopo un incontro di buon mattino a Palazzo Chigi con i vertici della Fiat, il premier va di corsa a Bruxelles per la riunione del Ppe e del Consiglio europeo. Occasione in cui si gioca una partita importante, strappare cioè la presidenza del Parlamento europeo alla Polonia in favore di Mario Mauro. La risposta di Silvio Berlusconi al polverone sollevato dall'inchiesta di Bari e dal nuovo "caso" Patrizia D'Addario si concretizza, dunque, in ritmi di lavoro serrati. Il premier va avanti con il suo planning, seppur amareggiato. Trovandosi in uno scenario politico, quello internazionale, dove tutto il gossip mediatico passa in secondo piano. Dove la politica del fare è quella dominante. La strategia condivisa dal Cavaliere con i suoi è la stessa dei giorni scorsi, non farsi mettere nell'angolo. Che il governo goda di ottima salute e che la sua «stabilità non sia in discussione» è proprio Berlusconi a garantirlo: «Non date retta ai "rumors" che girano su Tremonti e Draghi con i quali c'è piena collaborazione», afferma, lasciando la riunione del tavolo sulla Fiat, riferendosi indirettamente alle voci circolate nei giorni scorsi di possibili governissimi o esecutivi tecnici. Nessun commento sulle inchieste che lo riguardano, spiega chi ha avuto modo di parlargli in queste ore, ma massima concentrazione sugli impegni fissati senza concedere spazio ad altri argomenti. Ecco perché, dalla trasferta a Bruxelles l'attualità italiana non ha trovato alcuno spazio nelle dichiarazioni del presidente del Consiglio.   Forse potrebbe tornare sulla questione oggi pomeriggio a Cinisello Balsamo, in occasione del comizio di chiusura della la campagna elettorale di Guido Podestà, candidato della maggioranza alla provincia di Milano. Se il presidente del Consiglio sceglie la via defilata rispetto alle ultime vicende, scegliendo di non commentare - almeno per ora - le chiacchiere sul suo conto, nei palazzi romani l'inchiesta barese tiene banco. Ieri, in un Transatlantico semi deserto della Camera dei deputati, non si parlava d'altro. L'intero Pdl respinge come «false e calunniose» le accuse al presidente del Consiglio. A parlarne sempre più esplicitamente sono esponenti di primo piano del Pdl come il capogruppo Fabrizio Cicchitto e il ministro Raffaele Fitto secondo il quale «tutto coincide con un disegno preordinato» che prenderebbe le mosse da ambienti della magistratura barese. È proprio il ministro Fitto (pugliese d'origine) a incalzare Massimo D'Alema sul tema delle «scosse», a rilanciare la questione del complotto: «Più passano le ore più risulta chiaro che non c'è assolutamente nulla di casuale e di scollegato tra le "scosse" al premier preannunciate domenica scorsa da Massimo D'Alema, lo scoop giornalistico del "Corriere della Sera", la fuga di notizie dalla procura di Bari e la circostanza che nonostante la folla che circondava il presidente Berlusconi a Bari, la signora D'Addario sia riuscita ad essere spesso sullo sfondo delle foto scattate per strada al presidente». La vicenda approderà, su richiesta dei due poli, sul tavolo del Copasir, chiamato a stabilire se ci siano stati interventi o deviazioni della nostra intelligence. Difficile negare che queste montagne russe sulle quali sembra impiccata l'immagine di Berlusconi rischino alla lunga di influire negativamente su tutto il sistema Italia. Il premier intende, come detto, reagire con la politica dei fatti: di qui l'attivismo a tutto campo il cui culmine dovrà essere rappresentato dal vertice G8 dell'Aquila. Intanto c'è l'obiettivo "Presidenza Parlamento europeo" da portare a casa. Obiettivo, pare non affatto scontato. Mauro se la deve vedere contro il polacco Jerzy Buzek: Berlusconi per ora mantiene il punto, ma è consapevole di non poter andare fino in fondo al muro contro muro.

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