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Berlusconi: "Noi andiamo avanti"

Il premier mostra il piano per la riscostruzione dell'Abruzzo

Il Pd si aggrappa ai quotidiani

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"Vado avanti. Vado avanti con la forza dei fatti". Silvio Berlusconi lo ripete. Lo ripete e se lo ripete. Per tutto il giorno. Serra i ranghi e compie la prima divisione formale. Lui d'ora in poi penserà solo al governo del Paese, a fare, ad agire. Il partito, il Pdl, baderà a difenderlo dal gossip. Il premier prova così a ripararsi dall'ennesima pioggia di fango che gli arriva addosso. Stavolta proviene da Bari, la città di D'Alema che appena domenica scorsa aveva parlato di scosse in arrivo. È una storia particolare quella pugliese. La procura indaga sugli appalti nel settore della sanità concessi in cambio di mazzette. Nel corso dell'indagine sarebbero state infatti intercettate conversazioni che riguardano alcune feste organizzate a palazzo Grazioli e a Villa Certosa, rispettivamente residenza romana e sarda del presidente del Consiglio. E i personaggi coinvolti avrebbero fatto cenno al versamento di soldi alle ragazze invitate a partecipare a queste occasioni mondane. La vicenda viene rivelata da un articolo del Corriere della Sera che intervista anche una ragazza, Patrizia D'Addario, che parla di queste feste, del pagamento di qualche migliaio di euro e di una registrazione degli incontri. Berlusconi reagisce con una nota mattutina scritta di suo pugno: «Ancora una volta si riempiono i giornali di spazzatura e di falsità. Io non mi farò certo condizionare da queste aggressioni e continuerò a lavorare, come sempre, per il bene del Paese», spiega il presidente del Consiglio. Poi riunisce l'ufficio di presidenza del Pdl che gli esprime solidarietà. Ma al partito viene affidato di agire come una guardia pretoriana, di fare da scudo e respingere gli assalti. Lui si limita a dire a Teleuniverso, una tv locale: «Io non ho mai parlato di oscuri complotti, ma ho parlato con assoluta chiarezza e precisione di un chiaro attacco al presidente del Consiglio, di un chiaro progetto eversivo messo in atto da un gruppo editoriale schierato a sinistra e con la connivenza della sinistra». In privato se la prende con D'Alema: «È uno scandalo, come faceva a sapere dell'inchiesta di Bari?». La linea dunque è chiara. Subito dopo vola a L'Aquila dove va a verificare i lavori della ricostruzione. Sarà questa la linea difensiva: «Lavorerò. Continuerò lavorare, vedrete che alla fine si stancheranno», dice ai suoi collaboratori. Quando? Per Berlusconi gli attacchi dureranno sicuramente fino al G8, forse anche dopo, almeno sino alle prossime Regionali della primavera 2010. «Andiamo avanti. Voglio vedere come fanno a mandare via un premier con un così alto consenso popolare. Il Pdl è già praticamente al 40%, avremmo superato quella soglia se in Sicilia non ci fosse stato l'astensionismo. Con la Lega siamo già oltre il 50%. Abbiamo i voti, gli italiani sono con noi. Voglio vedere come fanno a mandarci via». Sarà dura resistere. Il Cavaliere sa benissimo che ormai nelle redazioni dei giornali cominciano a girare le prime foto di Villa Certosa. Sono immagini che possono meterlo in difficoltà. Sa che alcune delle sue ospiti sono state raggiunte telefonicamente da qualche giornalista che ha chiesto conferme. O almeno lo hanno chiamato allarmate, preoccupate che possano essere tirate in ballo. Ma siamo anche nel campo delle voci impazzite, delle indiscrezioni senza fine. Alla caserma di Coppito, dove si svolgerà il G8, il portavoce del premier Paolo Bonaiuti si mostra tranquillo: «Situazione eccellente, siamo al lavoro nella massima serenità». Fa caldo, la giacca appoggiata sulle spalle e una piccola ammissione a mezza bocca: «Ogni giorno ce n'è una». La strada quindi è segnata. Spiega il primo ministro a parlare di un complotto, quello dell'Attuazione del Programma Gianfranco Rotondi: «Siamo una svolta, un livello così basso non credo si possa raggiungere. Certo, ne verranno fuori delle altre. Ma poi anche gli italiani si scocceranno». E il ragionamento che il Cavaliere fa con i suoi non è dissimile. Lui pensa a lavorare venti ore al giorno. Gli italiani lo vedono e apprezzano. Un collaboratore aggiunge: «Le altre quattro ore che cosa fa saranno pure cazzi suoi, o no?». Torna sui luoghi del terremoto. Evita i giornalisti, va a vedere come procede la costruzione delle case in legno che vorrebbe cominciare a consegnare a metà settembre. Va avanti, consapevole che altre vangate di fango arriveranno. Berlusconi colloca l'inizio del piano eversivo il 25 aprile, il discorso di pacificazione che pronunciò ad Onna, proprio vicino L'Aquila. Fu il momento di suo massimo consenso. «Capisco che possa far paura un premier con oltre il 70% del consenso - ragiona il Cavaliere - Fa paura a chi è abituato a condizionare i governi. E allora hanno cominciato a mettersi in moto». Nonostante ciò il capo del governo è tranquillo: alle Europee è andata bene. «Avevamo 25 eurodeputati e adesso siamo a 29. Abbiamo molti più sindaci, molti più presidenti di provincia. Continuiamo a crescere», insiste Berlusconi. Insomma, gli italiani hanno già capito. E più si andrà avanti più capiranno.

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