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La Casa Bianca è più vicina Intesa tra Obama e Berlusconi

Barack Obama

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In gergo tecnico si chiama marsupio. Un termine con cui, nei palazzi romani, s'intendono gli appunti preparati ad hoc per il presidente del Consiglio. Informazioni, dati, ipotesi, criticità. Originariamente, il "marsupio Usa", preparato dalla Farnesina insieme agli uffici di Palazzo Chigi, era del tutto incentrato sul G8. Certo, più temi e svariati aspetti. Ma il tutto legato al prossimo vertice internazionale. Se non poi esserci un cambiamento in corsa. L'incertezza del risultato e delle conseguenze delle elezioni in Iran, infatti, ha fatto crescere l'importanza del tema Teheran nella già fitta scaletta del colloquio alla Casa Bianca tra Silvio Berlusconi e Barack Obama. Questo perché, il risultato elettorale iraniano, ricade a pioggia in entrambi i Paesi. Da una parte gli Usa, dove il risultato crea indubbiamente problemi alla strategia del dialogo promossa dall'amministrazione Obama nei confronti dell'Iran. Dialogo che, come spiega lo stesso presidente americano al termine dell'incontro sarà «duro e diretto». Dall'altra l'Italia, attivamente impegnata nel confronto con il Paese iraniano. Il governo italiano ha anche invitato l'Iran a partecipare il 26 e 27 giugno a Trieste, dove è in programma un vertice del ministri degli esteri del G8, ad una sessione ad hoc sulla stabilizzazione dell'Afghanistan e del Pakistan. La formula dell'incontro - che ha visto il ritorno del Cavaliere alla White House dopo l'omaggio reso otto mesi fa da George W. Bush alla "grande amicizia" tra i due leader - prevedeva circa un'ora di colloquio.   Alla fine, è durato più del doppio. Il premier era rimasto in mattinata in albergo per ricevere l'ambasciatore Gianni Castellaneta e studiare i diversi dossier sui temi all'ordine del giorno nel colloquio: G8, Afghanistan, Guantanamo, Iran, Medio Oriente, Libano, Turchia, rapporti con Mosca, immigrazione. È proprio il maggiore impegno italiano in Afghanistan, sollecitato dagli alleati americani in vista delle elezioni a Kabul, una delle risposte positive che l'Italia ha voluto dare alla nuova amministrazione americana, con la quale è certa di poter instaurare rapporti solidi. Berlusconi ha offerto ad Obama - per ora solo con l'obiettivo di tenere in sicurezza l'Afghanistan in vista delle elezioni - un rafforzamento del contingente italiano di oltre 500 unità (400 militari, che dovrebbero essere disimpegnati dal Kosovo, carabinieri ed uomini addetti alla logistica, 2 aerei e 3 elicotteri che andranno a rafforzare la flotta già esistente). Il premier italiano, nel quadro dell'accordo europeo, ha offerto poi la disponibilità di Roma ad accogliere alcuni detenuti del carcere di Guantanamo (in tutto 3), a patto che non abbiano pendenze penali in Usa. Il tema centrale del faccia a faccia però è rimasto il G8 di Luglio, dove si inizierà tra l'altro ad impostare le regole di governance dell'economia mondiale che il G20 di Pittsburgh a settembre sarà chiamato a definire. Sono passate da poco le 22 (ore 16 locali) quando il premier arriva alla Casa Bianca. Accolto dal saluto caloroso del padrone di casa: «Great to see you, my friend» (è bello vederti amico mio)». Oltre due ore faccia a faccia. Alla fine, tutti soddisfatti. Con Silvio Berlusconi «abbiamo cominciato bene», spiega il presidente americano al termine dell'incontro. «Mi aspetto sempre dal premier Berlusconi una opinione franca e onesta. Oltre al fatto che a me il premier Berlusconi piace personalmente anche i nostri popoli si amano e hanno profondi legami e profonda comunità di valori». Una dichiarazione di stima e amicizia alla quale si associa subito il presidente del Consiglio: «Barack ha posizioni non solo innovative, che guardano ad un futuro diverso e sono anche concrete e di assoluto buon senso. Ciò apre il cuore nel vedere che le sorti della più grande democrazia del Mondo sono assolutamente in buone mani». Berlusconi ha cercato dunque un nuovo feeling con la pragmatica amministrazione Obama, puntando ad una "relationship" di conferma della vicinanza Roma-Washington nella convinzione, espressa dalle diplomazie dei due paesi nelle ultime ore, che un rapporto costruttivo tra Italia e Usa sia interesse reciproco. I rapporti con il democratico Obama, nelle intenzioni del Cavaliere, dovranno diventare altrettanto robusti che con l'amico repubblicano George W Bush. Ed infatti lo dice anche alla stampa: «Sono qui a collaborare con Obama come ho fatto in passato con Clinton e con Bush. Sarei molto contento di augurarmi un rapporto personale, amichevole e diretto con Obama. Saranno i fatti a dirlo. Credo che abbiamo cominciato bene». E Obama risponde: «Absolutely».

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