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Villari attacca: "Da 15 anni incollati alle poltrone"

Riccardo Villari

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«Che vuole che succeda? Niente. Quelli là fanno un po' di ammuina, poi finisce tutto. Si devono tutelare, in modo che tutti restano attaccati alla loro poltrona. Poi ero io quello che non voleva mollare la sua». Riccardo Villari ha appena finito di pranzare al ristorante della Camera. Ogni tanto, lui che è senatore, ci torna. È stato il primo ad uscire dal Pd. E adesso lo guarda da fuori anche se ne parla come del suo partito. Dice «noi», come se fosse ancora lì. Senatore, è convinto che non succede nulla? «Sicurissimo. Nulla di nulla. È così da quindici anni. Perdono e fanno finta di nulla. Ma quel che è più preoccupante è che oggi il Pd non ha più una prospettiva», dice sconsolato mentre imbocca il corridoio che arriva in Transatlantico. Possibile che dopo una batosta così non succeda nulla? «Nulla» insiste Villari, che si apre la giacca e si infila le mani in tasca. E riprende: «Perché è mai successo qualcosa? La Finocchiaro ha preso il 18% in Sicilia ed è stata premiata con la presidenza del nostro gruppo al Senato. Soro ha preso quella mazziata in Sardegna e fa sempre il capogruppo alla Camera. Tutti così, sempre». Sono cambiati sette leader alla guida della sinistra. «Ma quando mai. Stanno sempre là. Perdono e restano al loro posto. Ha visto Veltroni? All'ennesima sconfitta l'hanno cacciato. Ora sta zitto. Pensa che tra sei mesi arriva lui ci spiega come fare. Walter, ma che cazzo devi dire? Tu dovresti spiegare a noi cosa fare dopo che non ne hai imbroccata una?». Intanto ha fatto nascere il Pd... «Il Pd non l'ha fatto lui. Lui l'ha consegnato a Di Pietro. Ma si può fare? Siamo alleati con uno che pensa solo a fotterci. Ora s'è preso De Magistris, sembra un pazzo, vede P2 ovunque. Quello tre mesi fa giudicava le persone, c'è da inorridire. E bravo Walter». Passa il portavoce di Fini, l'ex presidente della Vigilanza Rai chiede la foto dell'incontro che ebbe con il presidente della Camera. Passa Soro e non si guardano neppure. Villari riprende: «Pèrdono e vengono premiati. Vede, ora abbiamo avuto il 26%, che consente ancora di tenere tutti dentro, di assicurare una poltroncina a tutti. Se prendevano il 24 non c'erano posti a sufficienza e allora qualcuno sbatteva la porta». Rutelli va via? «Ma che se ne va. Figuriamoci. E poi dove va?». Da Casini... «E Casini se lo piglia? Pier ha fatto terra bruciata. Ha una visione del partito padronale. Mo' voleva fare fuori pure De Mita. Ha visto che è successo nell'Italia del Sud? Ciriaco ce l'ha fatta per 1300 voti, per un soffio. Hanno tirato la volata a Trematerra, il capo della segreteria tecnica di Cesa». Villari guarda fisso negli occhi: «Capisc a 'mme. S'erano bevuti pure De Mita. Casini non vuole comprimari. Appena uno alza la testa, via. Lo caccia». E allora meglio De Mita? «E che dubbio c'è? Quando mi sono candidato alla segreteria regionale, De Mita non voleva. Glielo dissi: "Cirì, mi ha ffà sbarcà almeno; non posso stare tutta la vita sulla nave". E lui disse di sì. Questi qua no, hanno paura che tu sbarchi, è la loro fine. Per carità, già sono pochi i posti, pensa se si aggiunge un altro». E Gentiloni? «Lui e Realacci sono rutelliani, poi veltroniani, franceschiani, rutelliani. Paolo aveva fatto la riforma della Rai ma la sua maggioranza l'avrebbe bocciata. Poi il Pd ne ha presentata una che era il contrario. Uno così sconfessato si dovrebbe ritirare. Niente, sempre lì». Ed Enrico Letta? «Oddio, Letta. Mamma mia, quello era ministro nel '96. Ha fatto perdere Prodi. E basta, no. Hai avuto l'occasione, hai perso. E fatti da parte! Tutta gente che nun c'ha 'nu voto. E parlano pure. Quando siamo al governo fanno i ministri, quando siamo all'opposizione i vicepresidenti della Camera». Per esempio? «Rosy Bindi. Era ministro della Sanità e fece incazzare mezza Italia. Poi abbiamo perso le elezioni. E ora pontifica, dovremmo fare così, colì. Ma che cazzo dici, Bindi? Stai seduta su una poltrona da vent'anni. Fatevi da parte. Basta, non parlo di politica». D'accordo, parliamo di cose serie: Lavezzi lascia il Napoli? «Tutti ma il Pocho no».

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