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Perché, se è vero come è vero che il colpo del 40% non superato il premier l'ha accusato, è altrettanto vero che lui già pensa al futuro: a cominciare proprio dal ballotaggio e dal referendum.

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Ilpresidente del Consiglio all'indomani della cena ad Arcore con la Lega, ha sciolto definitivamente la riserva, decidendo di ritirare l'appoggio al quesito referendario. Il presidente della Camera, di tutta risposta, ribadisce che, invece, andrà a votare «convintamente». Augurandosi anche che tutti gli italiani facciano altrettanto. Inutile dire che queste parole non sono state molto gradite da Berlusconi. Il clima tra i due era già teso dal giorno prima dopo le sollecitazioni inviate da Fini al premier (attraverso la sua fondazione FareFuturo) «ad organizzare presto il partito», pensando un po' di più alla gente del Sud, e quindi essendo meno Lega-centrici. Evidente la stilettata dell'Inquilino di Montecitorio al rapporto tra il capo del governo e la Lega. Scontati i "commenti non felici" da parte del presidente del Consiglio, tenuto conto poi dell'ottimo risultato ottenuto dal Carroccio in questa tornata elettorale. È chiaro che la partita è innanzitutto sugli equilibri interni della maggioranza. Il premier ritiene che l'obiettivo cruciale della coalizione sia, a questo punto, completare ai ballottaggi la vittoria del primo turno, recuperando per questa via il parziale insuccesso del Pdl alle europee. Per dare il colpo di maglio decisivo, Berlusconi ha bisogno ovviamente della piena collaborazione della Lega che già prima del voto aveva ventilato la possibilità di astenersi ai ballottaggi se il Cavaliere avesse insistito a sostenere il comitato referendario. La cena di lunedì ad Arcore ha rinnovato il patto di ferro con Umberto Bossi. Come dice Paolo Bonaiuti, l'alleanza con il Carroccio durerà nel tempo, e che «tutti i problemi con loro si risolvono sempre». Del resto la posta in gioco per il presidente del Consiglio è troppo importante: la delusione per il mancato plebiscito potrebbe essere ampiamente compensata da un trionfale ritorno al governo nella grande maggioranza dei comuni e delle province italiane; già adesso il Pd è in minoranza in quasi tutto il Nord. Ma il costo dell'operazione è elevato, con una Lega che reclama la guida di almeno due regioni del Nord e, secondo il presidente del comitato referendario Giovanni Guzzetta, anche altri posti di potere. La sortita di Fini è l'espressione di un malessere latente per come è stata gestita una campagna elettorale che, in alcune fasi, è sembrata ad alcuni a rimorchio dei temi dettati dal Carroccio (dall'immigrazione alla sicurezza). In altre parole gli ex di An non ci stanno a consegnare a Bossi il timone politico su temi delicati che sono strettamente collegati al processo riformista. Da qui l'attacco. Intanto, come si diceva, Berlusconi pensa alle prossime mosse. Tornato in mattinata nella Capitale, diffonde una nota di commento al risultato elettorale. Una lettera meditata a lungo, su cui c'è stato un ampio confronto con il coordinatore Pdl Denis Verdini. Innanzitutto i ringraziamenti agli elettori per aver fatto vincere il Pdl «sia alle Europee sia alle amministrative». Una vittoria di certo non facile dopo «tante calunnie». Nella missiva, Berlusconi ribadisce quanto nelle ultime ore si è andato invece perdendo a discapito della delusione per il "40%" non superato. Vale a dire, il risultato finale, quei numeri che hanno consegnato la vittoria al Popolo della Libertà. «Grazie a questo successo - scrive il Cavaliere - 29 europarlamentari eletti nelle liste del Popolo della libertà difenderanno gli interessi dell'Italia nel Parlamento europeo come secondo gruppo del Partito Popolare Europeo, la grande famiglia della democrazia e della libertà in Europa». Dopodichè, il warning sul 21 giugno. Berlusconi invita gli italiani interessati nei ballotaggi (22 province, 13 capoluoghi, 118 comuni superiori) ad andare a votare. «Non dovete mancarlo», dice. Perché, il Cavaliere sa bene che il fenomeno astensionismo, è il vero nemico da sconfiggere. Ci sono poi altre carte da giocare alle quali, Berlusconi, starebbe pensando. Come una lettera da inviare agli italiani per invitarli ad andare a votare il 21 giugno. Anche questa missiva sarebbe già pronta, redatta appostamente dallo staff del partito e che potrebbe essere spedita già da domani. Ma soprattutto, il Cavaliere punta ad andare nelle piazze interessate dal voto. Per lo meno in quelle più importanti, vedi Milano, Bologna o Bari. Berlusconi ne avrebbe parlato già con qualche esponente di governo. Pronto ancora una volta «a metterci la faccia personalmente».

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