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Vola l'Italia dei Valori

Antonio Di Pietro

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{{IMG_SX}}Nelle proiezioni il partito di Antonio Di Pietro oscilla intorno all'8%, cioè quasi il doppio dei voti ottenuti alle Politiche del 2008. Un risultato che segnerà significativamente i prossimi mesi. E non è un caso che l'ex pm, accompagnato dalla figlia Anna («guardate che questa è mia figlia - ha detto arrivando all'hotel Majestic di Roma - io sono un papi vero»), si rivolga immediatamente al Pd: «Il confronto ora è tra Idv e Udc (nelle proiezioni accreditato del 6.3% ndr). Il risultato di questa elezione sarà molto importante perché il Pd dovrà decidere con chi allearsi». In ogni caso Di Pietro, secondo cui questo governo «resta fascista e razzista, spera che l'alleanza con il partito di Dario Franceschini si mantenga inalterata, anzi, addirittura si rafforzi: «Ci sono le condizioni per costruire l'alternativa. Vedremo con quale partito e con quali uomini. Sentiamo la responsabilità di non perdere tempo per essere i cofondatori di una nuova coalizione». Per quanto riguarda invece l'Udc, l'ex pm esprime qualche perplessità: «Prima di tutto bisogna vedere di quale Udc si parla, perché se parla Tabacci io lo ascolto volentieri. Se parla Cuffaro, invece, io mi giro dall'altra parte». E mentre l'Italia dei Valori pensa alle future alleanza, la sinistra cosiddetta radicale, ancora una volta, si lecca le ferite. La scelta di presentarsi con due liste divise non ha pagato. Difficilmente infatti Prc-Pdci e Sinistra e Libertà raggiungeranno la soglia del 4%. E così, a distanza di un anno dal voto che l'ha lasciata fuori dal Parlamento italiano, la sinistra resta a bocca asciutta anche a Strasburgo. Immediato l'attacco del segretario di Rifondazione Paolo Ferrero: «Insieme avremmo superato il 4%, lo dicono anche questi primi dati e invece con la scelta della scissione...». In ogni caso il leader del Prc non rinuncia a sperare: «Questi sono soltanto i primi dati, dovremo aspettare per commentare il nostro risultato». Resta il giudizio negativo sulla scelta di Nichi Vendola che ha rinunciato ad «una lista per il gruppo unitario a Strasburgo della sinistra alternativa, di opposizione a una socialdemocrazia che a livello europeo si è dimostrata perdente». E non ci sono dubbi sul fatto che anche questo dato influirà sul futuro del Pd che potrebbe diventare un porto sicuro per un'area che, sempre di più, è in cerca di rappresentanza.

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