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D'Alema si prende il Pd, Rutelli se ne va

Massimo D'Alema

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Si è ripreso il partito. Ha dettato la linea. L'ha spostato sull'asse cattivista. Ed è l'unico che è riuscito a mandare a segno qualche colpo nelle linee nemiche. Massimo D'Alema è tornato insomma a tenere le fila dell'opposizione. Comanda lui. Ed è il caso proprio di parlare di comando perché l'ex segretario dei Ds non è più disponibile a trattative, ha spostato il Pd su una direzione che porterà inevitabilmente alla scissione dell'ala centrista. Procediamo con ordine. Anzitutto il presidente della Fondazione Italianieuropei ha vissuto questa campagna elettorale come una questione personale, anche se a differenza delle scorse Europee non era candidato. A Bari, uno dei baricentri della sua politica, invece sì. C'è in campo il sindaco Michele Emiliano che cerca una riconferma difficilissima visto che le liste del centrodestra volano nei sondaggi. Nel capoluogo pugliese si vota per le Provinciali. Ma D'Alema non s'è risparmiato, è andato ovunque. A Guidonia. A Castrovillari. A Bagnoli, alla periferia di Napoli. A Foggia. E ha attaccato il governo e in particolare Berlusconi su tutto: dai voli di Stato a Noemi con battute salaci. Ed è stato l'unico che ha sortito qualche effetto. Nei suoi comizi Berlusconi non ha mai citato Franceschini, anzi lo ha sbeffeggiato. Ha citato invece D'Alema, quasi cercando il confronto: prima in maniera soft, avvisandolo che la sua stima stava scendendo, poi crollando; infine sono stati i fedelissimi del Pdl, prontamente allertati, a usare parole più pesanti. Nel Pd Franceschini, tra una gaffe e l'altra, s'è accucciato e gli è andato dietro. Sull'antiberlusconismo di vecchia maniera. Sull'attacco personale. Ora si guarda avanti. In verità la partita del dopo è già cominciata prima che si aprano le urne, con i democrats succede anche questo. Da martedì, massimo mercoledì - da quando cioè verranno proclamati ufficialmente gli eletti - comincerà lo sfascio definitivo del Pd. Infatti i neoeletti hanno 32 giorni di tempo per decidere a quale gruppo parlamentare iscriversi. D'Alema ha deciso: si fa un gruppo federato di Ds ed ex margheriti, che si rifarà ai socialisti e democratici uniti. Che è cosa diversa dal gruppo ex novo da costituire che voleva invece Rutelli che infatti ha mandato avanti il buon Vernetti a contestare la proposta dalemiana che però, più che una proposta, forse è già una decisione. Non si tratta di un punto secondario, ma magari il punto di possibile rottura. Perché qui si scontrano due visioni diverse sul futuro del Pd. D'Alema vuole un partito di stampo socialdemocratico, via le «scorie» democristiane o comunque centriste. Tornare alle due entità distinte. Da un lato la sinistra, che in questo quadro recupererebbe le ali estreme come Vendola, socialisti e tutto ciò che a queste Europee sta sotto la sigla di Sinistra e Libertà. Dall'altro un rassemblement centrista con Casini, Rutelli ed Enrico Letta. Rutelli si sta preparando. Sa che D'Alema, erano entrambi vicepremier nell'ultimo governo Prodi, non tornerà indietro. E per il 6 luglio sta organizzando una convention del suo gruppo: Gentiloni, Lanzillotta, Vernetti, Zanda e via discorrendo. Non è una data a caso: coincide più o meno con quei famosi 32 giorni entro cui gli eurodeputati devono decidere a quale gruppo iscriversi. In mezzo ci saranno altri appuntamenti da non sottovalutare. Il 22 giugno Luca Cordero di Montezemolo dovrebbe presentare la sua nuova Fondazione, che inciderà sulla scena politica centrista con un occhio a sinistra. Prima, mercoledì, D'Alema parteciperà a una tavola rotonda alla Camera con Gheddafi. Con lui ci saranno anche Fini e Pisanu. La ragnatela si sta per estendere.

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