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Napolitano: "C'è troppa retorica xenofoba"

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Anche in Italia si è diffusa "una retorica pubblica che non esita ad incorporare accenti di intolleranza o xenofobia". Lo dice il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, nel suo intervento all'assemblea annuale delle Fondazioni Europee, sottolineando che questa retorica "aggrava" i fattori di esclusione. L'assemblea è dedicata quest'anno alla lotta alla povertà e a questo proposito Napolitano ha detto: "Povertà e disuguaglianza sono strettamente connesse, quindi le misure rivolte a ridurre la povertà e quelle contro l'esclusione sociale devono andare di pari passo. Solo in questo modo si può evitare che coloro che si trovano in fondo alla scala sociale rimangano confinati in quella posizione". "Questo è tanto più importante - avverte il capo dello Stato - nei nostri Paesi dove le differenze in termini di origini etniche, religiose e culturali sono aumentate. Qui, il rischio che queste differenze si traducano in un fattore di esclusione è sempre presente ed è aggravato dal diffondersi di una retorica pubblica che non esita, anche in Italia, ad incorporare accenti di intolleranza o xenofobia". Immediata la risposta del leader del Carroccio. "Napolitano? Io ascolto la gente". Il ministro per le Riforme e leader della Lega, rispondendo a Montecitorio ai giornalisti che gli chiedono di commentare le dichiarazioni del presidente della Repubblica sull'eccesso di retorica xenofoba. "Io ascolto la gente - dice Bossi - Non come Franceschini, il suo (intervento in aula, ndr) sembrava un suicidio in diretta. Non ascolta la gente".   «Questo - ha aggiunto Napolitano - è tanto più importante nei nostri paesi dove le differenze in termini di origini etniche, religiose e culturali sono aumentate. Qui il rischio che queste differenze si traducano in un fattore di esclusione è sempre presente ed è aggravato dal diffondersi di una retorica pubblica che non esita, anche in Italia, ad incorporare accenti di intolleranza o xenofobia». Il Capo dello Stato ha sottolineato il dovere di innescare un nuovo ciclo di sviluppo che non intacchi i livelli di equità e di coesione sociale raggiunti, ma anzi li migliori significativamente. Le nostre società devono dimostrare che questo è un obbiettivo raggiungibile. È un sentiero stretto e impervio, ma è l'unico che l'Europa può ragionevolmente percorrere«. Alle risorse dello Stato, ha detto, devono sommarsi altre risorse, di privati, e il ruolo delle Fondazioni è importante.  

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