Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

Ma il partito si spacca Gli ex Ppi contro Dario

default_image

  • a
  • a
  • a

Dario Franceschini sarà in piazza con la Cgil. Una scelta legittima che, però, lacera profondamente il Pd. Per capirlo basterebbero due dichiarazioni. La prima è quella del segretario della Cisl Raffaele Bonanni che, ancora una volta, marca le distanze da Guglielmo Epifani: «Si tratta di una manifestazione tutta politica ed elettorale. Il sindacato è un'altra cosa». La seconda è di uno che dalla Cisl viene, ma che ora fa il deputato e il responsabile Mezzogiorno del Pd, Sergio D'Antoni.  «Non andrò perché c'è bisogno di concertazione piena e per far questo c'è bisogno di un sindacato unito - spiega ai microfoni di Red Tv -. Se parliamo del partito, un grande partito riformista deve lavorare per l'unità e non deve assolutamente favorire elementi di divisione. Noi dobbiamo lavorare per l'unità e non subire le conseguenze della divisione». Eccola qua la parola magica: unità. Un modo semplice per dire che Franceschini sbaglia, che quella di oggi è una manifestazione che contribuisce a spaccare ulteriormente il fronte sindacale e che, forse, sarebbe meglio restare a casa. Ma Dario ha deciso. E la sua scelta, nelle stanze di Via del Nazareno, ha l'effetto di un terremoto. La reazione principale all'annuncio del segretario è un certo imbarazzo. Soprattutto nelle file degli ex Ppi. I più, per non polemizzare, preferiscono restare in silenzio. Qualcuno sottolinea che Walter Veltroni non si sarebbe mai comportato così. Mentre chi parla pubblicamente, come l'ex presidente del Senato Franco Marini, prova a dare un colpo al cerchio e uno alla botte. «Apprezzo il gesto di Franceschini, che ha voluto portare in piazza il suo saluto a una grande manifestazione di lavoratori - spiega parlando a Lecco -. Non posso però non sottolineare che rispetto alla Cgil c'è una differente valutazione sull'innovazione delle regole sulla contrattazione, che per noi deve essere superata anche con un passo avanti della Cgil. L'auspicio è quello della ricomposizione dell'unità dei sindacati, assolutamente necessaria nella situazione di crisi economica che il Paese sta vivendo». Meno diplomatico, invece, Marco Follini: «Ho rispetto per chi va in piazza. Ma credo che la politica non sia la rincorsa ai cortei degli altri. Andando in piazza non credo che Franceschini aggiungerà moltissimo alla protesta. Temo invece che toglierà più di qualcosa all'autonomia del Pd. Lo considero un errore politico da matita rossa e blu». Malumore anche dalle parti di Enrico Letta che si limita a far sapere che non sarà in piazza. In realtà chi lo conosce bene spiega che il responsabile Welfare del partito non condivide affatto la scelta di Franceschini e la considera semplicemente una mossa per cercare di scippare a Pierluigi Bersani il sostegno della Cgil in vista del congresso d'autunno. E pure tra gli ex Ds c'è chi storce il naso. L'ala veltroniana, infatti, si presenta divisa all'appuntamento. Giorgio Tonini, Enrico Morando e Goffredo Bettini, dicono i ben informati, non avrebbero affatto gradito la discesa in piazza di Dario. Mentre il braccio destro dell'ex segretario Walter Verini si è schierato a favore della manifestazione. Forse, invece di invocare l'unità sindacale, Franceschini e i suoi farebbero bene a pensare al Pd.

Dai blog