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La verità fa bene alla Resistenza

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 È vero che la storia la scrivono i vincitori e dunque le azioni del nemico sconfitto sono tutte crudeli. Vero è che la barbarie nazista, l'uccisione di milioni di ebrei, i campi di sterminio, le deportazioni di massa hanno pochi precedenti e sono atti di una barbarie infinita. Così anche l'eccidio delle Fosse Ardeatine non ha alcuna giustificazione. Non può essere preso a pretesto l'attentato di via Rasella. Nello stesso tempo possiamo oggi analizzare quel che accadde con maggiore freddezza? Non si tratta di riscrivere la storia, ma di partire dalla considerazione che una guerra porta inevitabilmente a errori, crudeltà, a gesti difficilmente comprensibili in altri momenti. Non si tratta di condannare o assolvere qualcuno. Anche Amendola, penso parlando a Torino, disse che anche nella lotta partigiana furono commessi errori. Certo se dovessimo, noi nati in tempo di pace dire se fosse utile, non dico giusto, compiere l'attentato di via Rasella commetteremmo un errore, perché, grazie al cielo non viviamo in quelle situazioni. E in discussione non è la lotta partigiana in generale. Inevitabile in un Paese lacerato. Ma la sua santificazione acritica. La stessa che ha evitato per anni di fare piena luce su alcuni delitti che poco avevano a che fare con la guerra. La stessa mentalità che ha portato a celare gli eccidi delle foibe. La stessa che ha nascosto il fatto che quell'attentato o quell'atto di guerra avesse avuto anche delle vittime civili. Perché non dirlo subito, perché non fare piena luce? Ha ragione Bentivegna quando dice che una guerra si porta dietro un carico di vittime incolpevoli. Ieri come oggi. I bombardamenti servono a sfiancare gli eserciti nemici, ma fanno anche strage tra la popolazione. Senza andare troppo lontano potremmo ricordare il bombardamento di San Lorenzo, utile per creare difficoltà all'esercito nemico ma che i romani hanno pagato a caro prezzo. Ecco allora, perché non ricordare, non celebrare anche le vittime civili? Roma è piena di targhe che ricordano altri morti. Giusto, ma non varrebbe la pena spendere un gesto simbolico anche per chi, fuori dalla guerra ha pagato con la vita?

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