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Caltagirone: "La crisi economica non sarà lunga"

L'imprenditore Francesco B. Caltagirone

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«La crisi è mondiale ed è stata provocata dalla finanza americana e anglosassone ma non sarà lunga». Situazione del mercato immobiliare in Italia, politica di rilancio del turismo, provvedimenti del governo per affrontare la crisi economica globale, il futuro di Alitalia e un bilancio sul lavoro del sindaco Alemanno in questo primo anno di amministrazione, sono alcuni dei temi fulcro di una chiacchierata con l'imprenditore Francesco B. Caltagirone. Oramai da più di qualche mese l'economia italiana e più in generale quella mondiale, stanno risentendo di una profonda crisi. Come vede il futuro? «La crisi mondiale è per me la conseguenza di una periodica e ciclica fase di difficoltà che gli americani attraversano. Loro economicamente sono più avanti di molti altri Paesi, hanno però il limite di non sapersi fermare così, ciclicamente, ogni 20 o 25 anni la loro economia crolla sfociando in una crisi importante. L'ultima è stata nel '87 con il famoso il venerdì nero. Fu decisamente più forte di quello del '29 ma a differenza di allora riuscì a risollevarsi in tempi molto più rapidi. Poi ce ne sono state altre due, una agli inizi degli anni 50 e l'altra negli anni 70. Una cadenza che ha alla base l'incapacità di sapersi fermare in tempo. Questo è il lato debole della loro bravura finanziaria». Ma se questa crisi è stata provocata dalla finanza, ora come si può provare a rilanciare l'economia? «Io penso che la crisi economia non sarà così lunga come alcuni dicono. Il suo carattere mondiale ha avuto un impatto estremante negativo e così le reazioni sono molto forti a tal punto che, e lo dico da non economista, ci sarà una reazione positiva altrettanto forte. Al tempo stesso però penso che nel futuro ci dovremmo abituare ad alti e bassi molto più frequenti. Ci dovremo disabituare a vedere un'economia stabile dato che gli attori non sono più solo Stati Uniti, Europa e in parte il Giappone, ma bisognerà confrontarsi anche con Cina, India e Sud America». I provvedimenti del governo e il dibattito politico evidenziano come il settore immobiliare viaggi quando l'economia è forte. Guardando dal suo ossorvatorio, qual è il termometro della situazione? «Il mercato immobilare in Italia è diverso da quello degli Stati Uniti perché l'Europa ha un approccio verso il mercato immobiliare molto più prudente e conservativo. Se poi consideriamo il sistema dei mutui si apre un altro capitolo decisamente vantaggioso per gli italiani. Infatti dico che, avendo lavorato in 16 Paesi diversi tra Europa e America, noi abbiamo il sistema di finanziamento migliore al mondo perché è il più equilibrato e di buon senso e per questo bisogna elogiare le nostre banche, la Banca d'Italia e il ministero del Tesoro. Poi, però, non dobbiamo nascondere che il mercato risente della mancanza di liquidità». E per quanto riguarda i provvedimenti che il governo vuole emanare per sconfiggere la crisi? «Da cittadino comune, credo che il "piano-casa" sia un provvedimento estremamente positivo, intelligente, e sicuramente giusto e lo è perché nel nostro disequilibrio tra debito pubblico e privato il provvedimento va nella direzione del riequilibrio. Infatti il nostro debito privato è molto basso perché gli italiani sono risparmiatori. Al contrario il debito pubblico è alto». Il presidente Ronald Reagan nel 1987 uscì dalla crisi economica svalutando il dollaro. Oggi che la crisi non è solo finanziaria ma anche strutturale crede che gli italiani cambieranno le loro abitudini? «Io non sono convinto che ci saranno cambiamenti così importanti. Spero comunque che la crisi duri poco e sono convinto che alla fine ne usciremo molto meglio di tanti altri Paesi». L'altro settore che è sempre stato trainante è il turismo. Crede che con un nuovo ministro ci sarà una nuova competitività? «Lei dà per scontato che la signora Brambilla diventi ministro?». Insomma, Berlusconi ha detto una frase che lascia immaginare... «Sono convinto che la signora Brambilla ne abbia le capacità. Se diventa ministro sarà una cosa importante per il settore ma non credo sia determinante per il cambiamento. Stiamo vivendo una situazione di emergenza perché i flussi turistici si sono fermati, soprattutto verso il Sud, dato che mancano i collegamenti con il resto dell'Europa. Se si vuole trovare una soluzione dobbiamo intensificare le rotte verso il Mezzogiorno anche se all'inizio non saranno redditizie. Infatti non è pensabile che, per andare da Liverpool alla Sicilia, ci si metta un intero giorno». Lei in Sicilia ha un'attività importante nel settore alberghiero e dei porti turistici e si confronta con dati preoccupanti sul turismo. Ci sarà un'inversione di rotta? «La Sicilia stava migliorando molto con una percentuale maggiore rispetto alle altre regioni soprattutto quando Alitalia lasciò il monopolio degli slot aprendo alle low cost. Io se potessi, farei di tutto per incentivare i collegamenti aerei con il sud. Poi spererei che le amministrazioni locali fossero meno schiave del groviglio burocratico in cui vivono e che rendono impossibile ottenere i permessi per la costruzione di un porto in meno di tre anni. Non dimentichiamo che un imprenditore non fa investimenti se non ha un ritorno di businnes. Ci vuole una nuova spinta allo sviluppo. E questa non deve venire da Roma ma dalla Sicilia stessa che deve imparare a sfruttare tutte le sue fortune». Cambiamo argomento. Come va Alitalia? «Mi fa una domanda alla quale dovrei rispondere che "non seguo in realtà Alitalia". Scherzi a parte, so solo che le cose stanno gradualmente migliorando, come dichiarano il nostro amministratore delegato e il presidente. Al tempo stesso credo che, in questo momento di crisi, è difficile giudicarla. Ne riparliamo tra un anno, al massimo due». Berlusconi è stato decisivo nella vicenda Alitalia oppure ha avuto un ruolo marginale? «Io sono convinto che l'operazione Alitalia è stata condotta benissimo perché altrimenti saremmo stati colonizzati dalla Francia, nostro concorrente turistico. Air France invece è entrata con un pacchetto minoritario, solo il 25%. Chissà, magari potrebbe accadere che noi diventiamo soci di Air France». Scusi? «È una riflessione tutta ipotetica. Prima deve andare tutto bene poi si aprono altri scenari ecco perché ora è prematuro, sono passati solo due mesi. Comunque il ruolo del presidente del Consiglio è stato determinante». I banchieri hanno cambiato atteggiamento negli ultimi mesi, però il loro ruolo rimane sempre fondamentale. Come considera la loro posizione? «Sono talmente fondamentali che non posso rispondere a questa domanda visto che sono imprenditore e lavoro con le banche. Battute a parte però, credo che il problema delle banche non sia la disponibilità di denaro ma il suo utilizzo». Si va verso il primo anno di governo Alemanno. Promosso o rimandato? «No no. Promosso a pieni voti. Alemanno è una novità sia sul piano personale, ho stima in lui, sia politica. Mi piacerebbe però che riuscisse con la sua equipe, nella quale c'è anche l'assessore Marco Corsini che considero persona capace, preparata e coraggiosa, a migliorare le procedure togliendo le incrostazioni endemiche». Per esempio? «Facciamo camminare speditamente la macchina. Il mio augurio è che si punti più a "fare" piuttosto che a "comunicare". E per il periodo di rodaggio di Alemanno credo che siamo sulla buona strada».

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