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Il Pdl punta a quota 51%

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Ma intanto su quella che sarà l'anima del Pdl è Berlusconi a darne già qualche anticipazione. O forse qualche chiarimento. «Il Pdl sarà aperto alle idee, ma senza correnti. Darà voce a tutti, si aprirà e guarderà al futuro». Berlusconi parla in un collegamento telefonico con l'assemblea dei Riformatori liberali di Benedetto Della Vedova. Seduti nelle prime file ci sono anche Gaetano Quagliariello, Adolfo Urso, e Antonio Martino. Il presidente del Consiglio parte da Roma in mattinata, direzione Milano. Qualche ora di riposo per poi, oggi, recarsi a Cernobbio per il forum internazionale della Confcommercio con banchieri e imprenditori. Il collegamento telefonico con i Riformatori liberali lo aveva già confermato da qualche giorno. Una telefonata breve, che arriva a metà pomeriggio, in cui Berlusconi lancia il suo ambizioso obiettivo: «I sondaggi dicono che i nostri elettori sono il 43% del Paese. Siamo partiti da una situazione in cui c'erano venti sigle. Il nostro lascito è un movimento che punta al 51% dell'elettorato». Tradotto, crescere di 8 punti in due settimane. Il passaggio sui temi etici è quasi inevitabile. Benedetto Della Vedova, parlamentare del Pdl, è stato tra i principali oppositori alla linea del governo sulla vicenda Englaro. Fu proprio lui a scendere in piazza, davanti Palazzo Chigi, per dire «no al decreto salva Eluana». Così Berlusconi, si rivolge alla platea riunita in un albergo del centro della capitale e spiega: «Nel Pdl ci sarà sempre libertà di coscienza. Voglio ribadire che su tutti i temi eticamente sensibili la libertà di coscienza è un principio assoluto e intangibile che resterà sempre, anche nel futuro». Poi un messaggio rivolto al movimento di Della Vedova: «Il vostro ancoraggio alla cultura liberale è un connotato che farà molto bene al Pdl. Il mio è un arrivederci fra due settimane». Quelli che porteranno alla manifestazione del 27 marzo saranno di sicuro quindici giorni di fuoco, passando anche per l'ultimo congresso di An, il prossimo fine settimana. Su alcuni punti, l'intesa tra Fi e An è stata già raggiunta. Quasi pronto lo Statuto, su cui il grosso è stato fatto. L'ultima riunione venerdì mattina in via dell'Umiltà, dove era presente tutto il team che ormai qualcuno ha definito degli "otto statutari": Bocchino, Corsaro, Caruso, Saltamartini, Ghedini, Capezzone, Fontana, Abrignani. Nell'incontro sono stati suddivisi i compiti da qui al 27 marzo: c'è chi si occuperà delle adesioni, chi dell'amministrazione, chi seguirà tutta la parte nazionale. Da definire ancora punti come gli organi collaterali e le norme transitorie. Martedì, all'ora di pranzo, ci sarà un nuovo briefing degli "statutari", in modo da definire le ultime cose dello Statuto, per poi presentarlo la sera stessa, ai capigruppo e ai due coordinatori. Sulla piramide dei vertici Pdl, ormai i giochi sembrano fatti: in cima il presidente Berlusconi, eletto in sede congressuale per alzata di mano. Sotto di lui i tre coordinatori (La Russa, Verdini e Bondi). A seguire l'ufficio di presidenza, composto da 28 persone. Definiti, pare, anche i coordinatori regionali, seguendo il criterio del 70-30 tra i due schieramenti. Vanno ad An 6 Regioni: Veneto, Emilia Romagna, Lazio, Calabria, Puglia, e Sardegna. Forza Italia ha tutte le altre, per un totale di 14 Regioni. «Bisogna ancora decidere - raccontano dai vertici Pdl - quando fare queste nomine, se durante o dopo il congresso». Ultimi preparativi anche per la scenografia che si utilizzerà per il congresso. La grafica sarà uguale al logo ufficiale ma verrà tolta solo la dicitura in basso "Berlusconi presidente", perché spetterà alle assise eleggere formalmente il nuovo presidente nella persona del Cavaliere. Resta invece invariato l'impianto generale del simbolo: un cerchio diviso in due parti attraversato da un arcobaleno tricolore (in alto, su sfondo azzurro, ci sarà la scritta in bianco a caratteri grandi "Il Popolo della libertà").

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