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Rai, no del governo ad Amato e Petruccioli

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Il presidente deve essere indicato dall'opposizione ma è pur vero che il nome non può essere sgradito alla maggioranza. Alla regia di questa partita c'è il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta. Ma l'interlocutore del centrosinistra non è unico; la trattativa non è portata avanti solo dal segretario del Pd Dario Franceschini. A parlare con Letta ci sarebbe anche Massimo D'Alema. Il riassetto del Pd e gli equilibri interni al partito incidono anche sulla partita della Rai. Ieri pomeriggio Letta si è recato nella sede del Pd proprio per incontrare Franceschini e cercare la quadratura del cerchio. Martedì prossimo l'assemblea ufficializzerà i nomi dei consiglieri del cda con Angelo Maria Petroni in rappresentanza del ministero dell'Economia. Ma per la presidenza è ancora tutto in alto mare. La soluzione è legata alla partita che si sta giocando dentro il Pd. I veltroniani hanno già ottenuto la presidenza della Commissione di Vigilanza con Sergio Zavoli e Giorgio Van Straten nel consiglio d'amministrazione. Gli ex della Margherita sono riusciti a far confermare Nino Rizzo Nervo. A fronte di questo scenario i dalemiani sono rimasti a bocca asciutta e ora reclamano la presidenza. Così hanno messo in pista Celli e di questo D'Alema avrebbe parlato a Tremonti nell'incontro di due giorni fa al Majestic. Ma contro il candidato di D'Alema si sono mobilitati i due schieramenti dei veltroniani e degli ex margheritini che hanno lanciato quelle che vengono definite «le candidature suicide». Sarebbero in sostanza dei nomi-kamikaze con il solo scopo di contrastare le manovre di D'Alema e far avanzare come soluzione di compromesso, la conferma di Petruccioli. Ecco quindi rilanciati Manzella e Mattarella, ma solo come azione di disturbo. Questo discorso vale anche per Pietro Calabrese targato Veltroni e quindi bruciato in partenza, giacchè, come si è detto prima, l'ex segretario del Pd ha già riempito alcune caselle. A sostegno di Petruccioli, è stata fatta circolare la voce che anche il Capo dello Stato Napolitano sarebbe favorevole. E sempre per sponsorizzare l'attuale presidente, i sostenitori dicono che è una scelta obbligata giacchè manca un altro nome della stessa caratura. Da Palazzo Chigi però ieri è arrivata una bordata all'attuale presidente della Rai. Un siluro tra le righe, ma molto esplicito per chi vuole capire. Berlusconi ha sferrato un duro attacco ai servizi di informazione dicendo che la Rai «è l'unica tv pubblica al mondo che attacca il governo». Come dire: questa gestione non va proprio e bisogna cambiarla. Il premier ha messo un punto anche sull'ipotesi di Giuliano Amato. «Non esiste» ha detto Berlusconi sottolineando che «Amato non ha nessuna intenzione di venir meno all'impegno da poco assunto alla presidenza della Treccani».

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