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Pd, incubo Assemblea

Dario Franceschini

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Dopo lo shock per le dimissioni di Walter Veltroni, il partito sta provando a riorganizzarsi. Ma il percorso sembra essere piuttosto accidentato. E anche la soluzione di nominare il vicesegretario come reggente fino al congresso autunnale, ora rischia di naufragare. Il problema, sembra un paradosso, sta proprio nell'eccessiva democraticità del Pd. L'Assemblea che domani sarà chiamata ad esprimersi nei padiglioni della nuova Fiera di Roma sul futuro del partito è composta, sulla carta, da 2.800 membri. Da quando è nata, attraverso le primarie, si è riunita il minimo indispensabile e, ogni volta, c'è sempre stata qualche sorpresa. All'ultima convocazione i presenti erano poco più di 500, quanti saranno domani? Nessuno è in grado di dirlo. Ed è proprio questa incertezza a preoccupare i vertici. Ultimamente infatti, la base ha dimostrato di poter stravolgere qualsiasi decisione presa da Roma. Basterebbe citare i sondaggi lanciati online da Corriere della Sera e Repubblica dove il superfavorito Pierluigi Bersani è costantemente battuto da un ipotetivo «volto nuovo». Insomma si rischia l'effetto sorpresa. Per questo i big del partito stanno cercando in tutti i modi di evitare, attraverso un'impressionante girandola di riunioni, che il patto stretto per portare Dario Franceschini sulla poltrona che fu di Walter Veltroni, non venga percepito come un'imposizione ma come l'unica soluzione per evitare che i prossimi mesi si trasformino in una resa dei conti che porterebbe, inevitabilmente, all'autodistruzione. L'alternativa, quindi, è tra un passo indietro in nome dell'unità per arrivare indenni al congresso autunnale e lo scontro totale. A scegliere saranno i 2.800 membri dell'Assemblea nazionale e sono in molti, in queste ore, a sperare che l'affluenza sia bassa. «Se saremo in pochi - spiega un ex Ds - significa che a Roma si sono presentati solo i militanti, quelli più "controllabili". Se dovessimo essere di più, invece, può succedere di tutto». Ed è questa, forse, la speranza della «fronda» anti-Franceschini che sta crescendo ogni ora di più. Ieri si sono uniti al coro anche i governatori Claudio Burlando (Liguria) e Antonio Bassolino (Campania) che hanno chiesto un congresso subito. E anche il presidente della Provincia di Milano Filippo Penati ha inviato una lettera al vicesegretario per contestare quelle che appaiono come «scelte burocratiche e provvisorie» auspicando un'anticipazione dell'assise. Ma la minaccia maggiore è quella che arriva da Arturo Parisi che, dopo aver ribadito che l'unica soluzione possibile sarebbe quella di andare subito alle primarie, ha annunciato che se l'Assemblea deciderà di eleggere un segretario lui si candiderà. E a suo sostegno potrebbero arrivare i veltroniani. Ancora arrabbiati per la «fuga» di Walter, infatti, gli uomini che hanno accompagnato il segretario in questi mesi hanno deciso di continuare la lotta. Così Enrico Morando, Salvatore Vassallo e Stefano Ceccanti hanno annunciato che presenteranno un dispositivo per chiedere le primarie il 19 aprile. «La situazione è magmatica» spiega sorridendo un deputato Pd. In realtà c'è veramente poco da sorridere.

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