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Dopo l'Abruzzo, la Sardegna. Inarrestabile l'onda lunga più ...

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E di un leader che è riuscito a creare un rapporto stabile con il proprio elettorato. Chi immaginava, pertanto, una battuta d'arresto del centrodestra nell'Isola è rimasto deluso. E pure quanti pensavano che le forze del Pdl sarebbero state ridimensionate devono ammettere di aver sbagliato previsione. Al contrario, il candidato Cappellacci è "volato" nei consensi insieme con la coalizione che lo ha sostenuto, compreso l'Udc che ha visto raddoppiare i propri consensi rispetto alle politiche di dieci mesi fa. Quest'ultima circostanza non va sottovalutata dal partito di Casini: indica che la sua collocazione naturale è all'interno del centrodestra ed ogni altra suggestione è destinata a restare tale. Il tempo del ripensamento, da parte dei centristi e di Berlusconi stesso nei loro confronti, è maturo. Sarebbe un peccato non approfittarne lasciando che la diffidenza logori ulteriormente un rapporto i cui sviluppi, al contrario, non possono essere che positivi per un centrodestra allargato e ripensato nelle sue strutture e nella sua complessiva composizione. Di fronte al risultato sardo, al quale ha contribuito in maniera decisiva il presidente del Consiglio in prima persona, bisogna concludere che esso è il suggello ad una politica di intervento governativo tanto più difficile quanto più gravi si fanno sentire i problemi connessi alla recessione ed alla difesa dell'ordine pubblico. Non sono stati (e non sono) tempi facili. Berlusconi ne è consapevole al punto che responsabilmente ha ammesso le proprie preoccupazioni impegnandosi ad agire di conseguenza. Soltanto gli sprovveduti ed i cani adusi ad abbaiare alla luna possono ironizzare, come hanno fatto, sul personale disagio che il Cavaliere ha comunicato al Paese. Si tengano la loro spocchia, i voti continueranno a perderli. Anche perché continuando a giocare sulla loro infondata "superiorità morale" la partita per la riconquista della guida del Paese, si ritroveranno rimossi dai cittadini senza neppure accorgersene. Il "mitico" Soru, infatti, avrebbe dovuto fare due miracoli: vincere le elezioni e candidarsi leader del Pd. È naufragato miseramente nel tempestoso mare della sinistra sarda e nazionale, complice un Veltroni che ha battuto l'Isola, dando il peggio di sé, insultando il Cavaliere ed attribuendogli la paternità di disastri che gli elettori non gli hanno, con tutta evidenza, riconosciuto. Il Partito democratico, rispetto alle ultime politiche, ha perso circa otto punti percentuali. Serve a poco che, in questo momento di grande confusione, il precario leader del pd abbia rassegnato le sue dimissioni. I democrats non dovrebbero limitarsi ad ammettere una sconfitta che non prevedevano, ma acconciarsi più umilmente a ricercare il dialogo con la maggioranza sui temi che stanno maggiormente a cuore ai cittadini. Difficilmente accadrà. Berlusconi continuerà ad essere demonizzato da una sinistra tanto miope quanto arrogante. Gli effetti di tale prevedibile atteggiamento li vedremo alle europee ed alle amministrative di giugno. Intanto anche all'interno del Pdl sarebbe consigliabile maggiore prudenza nel misurarsi, tra le diverse componenti, sugli scottanti temi all'ordine del giorno. A cominciare dalla costituzione del soggetto unitario nel quale, posto che il Cavaliere sarà, senza ombra di dubbio, il leader indiscusso, si cerchi di lavorare nella prospettiva non soltanto della durata, ma anche della costruzione di un progetto all'altezza delle ambizioni che è lecito a questo punto nutrire. Con il concorso di tutti, senza trascurare nessuno. Diversamente, come la storia politica insegna, ciò che oggi appare radiosamente invincibile, in breve tempo potrebbe mutarsi in sconfitta.

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