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Giustizia, pace fatta con le toghe

Aperto l'anno giudiziario

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Quella di ieri, infatti, che ha visto per la prima volta il ministro della Giustizia Angelino Alfano prendere la parola davanti al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e alle più alte cariche dello Stato e delle forze dell'ordine, è stata un'inaugurazione sotto tono. Non solo sotto il punto di vista della presenza di personalità e mass media, inferiori rispetto agli anni precedenti, ma anche per quanto riguarda i consueti botta e risposta che scoppiano in Cassazione. Personalità che si alzano in piedi ed escono dall'Aula mentre è in corso la cerimonia. Oppure dichiarazioni di fuoco subito dopo aver ascoltato la relazione sull'amministrazione della giusitiza, letta ieri dal presidente della Corte Vincenzo Carbone. I contenuti di queste 136 pagine questa volta non hanno fatto scendere sul piede di guerra il mondo politico, che invece ha apprezzato i messaggi del presidente, cosa che invece non si può certamente dire per le toghe. Nelle stanze della Suprema Corte sembrava che la parola d'ordine fosse «calma», evitare battaglie pubbliche: il capo dello Stato al termine della cerimonia si è allontanato senza rilasciare dichiarazioni. A rappresentare quest'atmosfera, una delle frasi pronunciate dal capo del dicastero di via Arenula: «Serve un grande lavoro di squadra», riferendosi all'obiettivo di riformare la giustizia. A scontentare i magistrati l'invito alle toghe, da parte del Ministro, di evitare «tentazioni mediatiche». Proprio ieri, a differenza degli anni precedenti, non erano attivi neanche gli schermi che vengono installati all'esterno dell'Aula Magna per dare la possibilità a tutti di seguire la cerimonia. Niente da fare, anche i televisori, accesi in un primo momento, sono stati spenti. Nel corso della cerimonia, comunque, sono stati molti i temi passati sotto la lente d'ingrandimento di alti magistrati e politici. Tra questi, quello delle intercettazioni, che secondo il presidente della Cassazione Carbone dovrebbero essere vietate, tranne casi eccezionali, se non si sono ottenuti risultati apprezzabili. Non solo. Anche il procuratore generale Vitaliano Esposito ha sottolineato come le intercettazioni telefoniche sono «mezzi di per sé costosi e al contempo essenziali, strumenti necessari per le indagini sulla criminalità organizzata o finalizzate alla cattura di latitanti». Una tirata d'orecchio è arriva dal pg della Cassazione alle toghe: «La magistratura deve restare rigorosamente estranea a ogni conflitto con le parti politiche, l'unica politica consentita al magistrato, nell'esercizio delle sue funzioni, è quella di seguire la legalità». Secondo l'alto magistrato, infatti, lo scontro che troppo spesso avviene tra mondo giuridico e quello politico genera sconcerto nell'opinione pubblica, nei confronti della quale bisogna invece ridare fiducia. Nella relazione non è stata nascosta la drammatica situazione della giustizia italiana, soprattutto quella civile: secondo la Banca Mondiale, il nostro Paese si trova al 156° posto su un totale di 181 nella graduatoria degli Stati con la giustizia meno celere: insomma, sono più veloci i processi in molti Paesi africani.

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