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Vendola ci ha già ripensato, ora vuole un accordo con il Prc

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Ieri mattina si è riunito il Comitato per la Democrazia che raccoglie la protesta di un vasto arco di piccoli partiti, da Clemente Mastella al Prc. Con l'apporto di Marco Pannella ha deciso una campagna di mobilitazione con sit-in davanti al Quirinale e una manifestazione all'interno della Camera: sarà riservata agli ex parlamentari ed è per questo prevista una nutrita partecipazione. Sempre a Montecitorio ieri pomeriggio carrellata mediatica dei tre politici che si contendono il futuro della tradizione comunista. Nichi Vendola, Paolo Ferrero e Oliviero Diliberto si sono presentati ai giornalisti in ordine sparso per chiarire le loro posizioni. Il governatore pugliese, leader del Movimento per la Sinistra e fresco di scisma dal Prc, ha già ingranato la retromarcia e ha proposto un ampio accordo elettorale per Strasburgo: dai Verdi ai neocomunisti passando attraverso la Sinistra Democratica e lo stesso Pdci, se ci starà. Ma Ferrero ha tradito le aspettative di quanti, osservando la sequenza delle conferenze stampa, avevano già immaginato l'annuncio di un accordo. Il segretario del Prc ha infatti invitato tutta la sinistra a battersi per impedire l'istituzione dello sbarramento perché «abbandonare questa battaglia sarebbe un regalo a Veltroni». Poi si vedrà. A chiudere il cerchio Diliberto che ha fatto una proposta secca, ma diversa dalle altre due: «Se i comunisti italiani di Pdci e Prc si coalizzano, non c'è quorum che tenga». La porta di Diliberto è aperta a Vendola, ma ben chiusa per i Verdi e per quanti abbiano una fede vacillante nel neocomunismo. Dalle tre conferenze stampa è emersa quindi la conferma che possibili accordi, almeno per ora, sono in alto mare. Il bandolo della matassa è nelle mani di Ferrero. Il Prc sceglierà una riedizione dell'esperienza del vecchio Arcobaleno, come vuole Vendola? Oppure l'alleanza tra comunisti «duri e puri», come chiede Diliberto? Il nodo, tutto da sciogliere, attraversa verticalmente il Partito della Rifondazione tutt'ora diviso tra i bertinottiani, d'accordo con Vendola, e l'ala della sinistra interna con Claudio Grassi disposto a sponsorizzare solo simboli «doc» con «falce e martello». Vero è che mancano oltre 2 mesi alla presentazione delle liste. Ma il popolo della sinistra vorrebbe forse evitare soluzioni «last minute» nelle decisioni politiche. Intanto i «piccoli» del Pdl hanno con lo sbarramento elettorale gli identici problemi dei lontani avversari rossi. Ma più di loro hanno saputo farsene una ragione. E siccome «piccolo è bello» la Dca di Gianfranco Rotondi, il Nuovo Psi di Stefano Caldoro, il Pri di Francesco Nucara e Azione Sociale di Alessandra Mussolini hanno annunciato che intendono presentarsi comunque uniti. La soglia del 4% è un ostacolo difficilissimo da superare, ma l'avvertimento è diretto a Silvio Berlusconi: quanto potrebbero erodere al nascente Pdl? E allora il Cavaliere potrebbe decidere per un attesissimo «miracolo»: garantire loro qualche seggio a Strasburgo per essere sicuro di superare in Europa il bottino di voti già ottenuti in Italia.

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