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Valeria Costantini Partire tre ore ...

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Questo il futuro dei lavoratori neo-Cai, in particolare hostess e piloti. Si perché da ieri, giorno della nascita della nuova compagnia di bandiera, il servizio di trasporto equipaggi Alitalia non esiste più. Un «privilegio» secondo Cai, un servizio indispensabile per centinaia di dipendenti. «Provate a pilotare un aereo per 10 ore, per poi mettervi al volante - spiega Marco, pilota ex Alitalia ora in cassa integrazione -. Fare avanti e indietro con i propri mezzi è improponibile in una città come Roma, e peggio tocca a chi abita in provincia, costretto ad ore di auto per recarsi al proprio posto di lavoro. Qualche anno fa, prima che esistesse il servizio navetta, si erano verificati numerosi incidenti stradali che avevano coinvolti colleghi, troppo stanchi per guidare. Da allora abbiamo pensato fosse necessario evitare di mettersi al volante. Vorrei ricordare che tra l'altro, parte del servizio lo pagavamo noi». Al posto del servizio navetta di cui parlano i piloti, per la cui soppressione ieri sono scesi in piazza i lavoratori della cooperativa che gestiva il trasporto, c'è ora a disposizione un parcheggio riservato sì, ma il problema è dove è ubicato. I posti pronti per le auto di hostess e piloti sono difatti situati nell'area cosiddetta di «lunga sosta», ovvero in linea d'aria a circa tre chilometri a piedi dal Leonardo Da Vinci. L'aspetto più inquietante secondo i sindacati di base, tra cui Anpac e Uil Piloti, però sarebbe l'isolamento in cui si trova la zona, che di notte risulterebbe particolarmente pericolosa, soprattutto per le «signorine del volo». Quello che per Cai è risultato un lusso, in realtà per molte famiglie, spesso dotate di una sola macchina a testa, è diventato un problema organizzativo di non lieve entità. Tanto che i sindacati di piloti e hostess sono in questi giorni riuniti proprio per tentare di trovare un accordo con la Sar, la Cooperativa Servizi Automobilistici Roma, per proseguire il servizio di trasporto anche a carico loro con pesanti ripercussioni sul portafoglio. Situazione che non è migliore proprio per i dipendenti della Sar, oltre 200, che ieri hanno protestato di fronte i varchi equipaggi di Fiumicino contro la cessazione del loro contratto con Alitalia. «Può sembrare un lavoro superfluo - spiega il presidente della Cooperativa Giulio Menghini, in corteo con una quarantina di impiegati - ma dopo 14 ore di aereo e 300 passeggeri da portare sani e salvi a casa, di certo piloti ed hostess hanno bisogno di noi. Erano quasi trent'anni che svolgevamo questo servizio, ma da un giorno all'altro siamo stati scaricati senza tanti complimenti. Il bello è che abbiamo sempre operato in maniera corretta, senza mai neppure mezz'ora di sciopero. Questo è stato il ringraziamento per i 200 lavoratori coinvolti che ora rischiano di restare senza lavoro». Per ore i dipendenti Sar hanno manifestato davanti lo scalo, cercando anche di bloccare l'accesso all'imbarco equipaggi, sorvegliati a distanza da un notevole dispiegamento di uomini e mezzi delle forze delle forze dell'ordine, che si aspettavano proteste e cortei già da diversi giorni. Un'aria irrespirabile quella che aleggia sull'aeroporto di Fiumicino dove negli ultimi mesi, le storie di lavoratori «in sospeso» non hanno fatto altro che moltiplicarsi.

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