Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

Giustizia, gli ulivisti sbarrano la strada

default_image

  • a
  • a
  • a

Franco Monaco sente aria di inciucio e dice: «Come è possibile che basti un articolo di giornale per sciogliere annosi problemi e profonde divisioni? Come è possibile che d'improvviso Berlusconi e Veltroni siano entrambi d'accordo con il lodo Fini? Miracolo o equivoco?» Per Monaco, «è improprio che sia il presidente della Camera a dettare le scelte di politica della giustizia. Ma, prescindendo dalla forma, si sente l'esigenza di capire». Monaco dice di non capire come mai «Tenaglia e la Finocchiaro, che sino a ieri opponevano un no a modifiche costituzionali, ora, più modestamente, si limitano a un no a strappi costituzionali». L'interrogativo alla base è sapere se «il Pd cede alla tesi di cambiare l'assetto costituzionale della giustizia». E in effetti ieri nelle file di Veltroni era tutto un tendere la mano. Anche D'Alema si è spinto in avanti: «riforme condivise non sono un tabù. Tra tante irritualità, quella di Fini rappresenta un momento positivo. È utile che persone ragionevoli cerchino vie percorribili utili per il Paese. Le considerazioni di Fini non sono un programma ma lui ha messo dei paletti» dice il presidente di Italianieuropei riferendosi alla lettera scritta dal presidente della Camera. E aggiunge che resta la «preoccupazione di una perdita di credibilità del sistema giudiziario che è quello che sta accadendo. Per questo occorre avere il coraggio di riforme più incisive». Ma c'è anche qualche scettico sulla possibilità di una riforma condivisa. Il ministro della Difesa e reggente di An, Ignazio La Russa non è ottimista. Nell'apertura della sinistra La Russa vede «non tanto l'approvazione di Fini quanto il tentativo di accreditare la tesi che tra Berlusconi ed il presidente della Camera ci fossero distanze incolmabili. Quando si accorgerà che non è così e che Fini ha solo favorito l'incontro -dice La Russa- sono sicuro che ritornerà a creare obiezioni di comodo». Perplessità anche da Anna Finocchiaro, presidente dei senatori del Pd: «La riforma del Pdl per ora è un oggetto misterioso. Ancora stiamo discutendo di niente. Quando avremo un testo ne parleremo». la Finocchiaro però promuove Fini che «ha detto cose condivisibili e altre sulle quali mi piacerebbe discutere e confrontarmi» mentre boccia Berlusconi che «lancia solo diktat». Il capogruppo alal Camera del Pdl Fabrizio Cicchitto insiste invece sulla «condizione per il dialogo» che il Pd «prenda le distanze da Di Pietro e dal suo movimento». A parte questo aspetto, Cicchitto giudica «positivo il confronto che si è aperto tra maggioranza ed opposizione, un'occasione irripetibile per realizzare una riforma». Eppure nell'Idv c'è chi apprezza la mossa di Fini. Pino Pisicchio dell'Idv, già presidente della commissione Giustizia di Montecitorio dice: «Bene l'apertura di Fini e il suo attivismo istituzionale che riesce a forzare con successo lo spazio ristrettissimo cui il maggioritario muscolare costringe la politica. Il lodo Fini però va accolto e sviluppato anche guardando agli altri interlocutori: magistrati ed avvocati».

Dai blog