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E a sinistra scoppia la voglia di dialogo

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Capofila della nuova linea anti-giustizialista, che pone il Pd in rotta di collisione con Di Pietro, è l'ex presidente della Camera Luciano Violante, che di fronte alle traversie del sindaco di Pescara, prima messo agli arresti domiciliari e poi liberato, dice che bisogna avere il coraggio di «toccare anche il santuario dei giudici». Ma anche il sindaco di Venezia Massimo Cacciari scende in campo per chiedere «ordine nell'uso indiscriminato delle intercettazioni». E così, anche se resta la contrarietà sulla separazione delle carriere di giudici e pm e sulle indagini affidate solo alla polizia giudiziaria, si fa strada tra i democratici l'idea che sarà necessario sedersi allo stesso tavolo con i rappresentanti della maggioranza per provare a scrivere una riforma condivisa della giustizia italiana. A spingere per una convergenza parlamentare è il parlamentare democratico Giorgio Merlo, vicepresidente della commissione di Vigilanza Rai, che auspica «un atto di responsabilità della maggioranza di governo e una non chiusura aprioristica della opposizione, in particolare del Partito democratico». «Il muro contro muro - sottolinea - segnerebbe la sconfitta della democrazia italiana» Anche nel Pdl il partito del dialogo guadagna nuovo spazio. La preoccupazione nel centrodestra è quale linea stia prevalendo nel partito democratico. E tra chi si pone il problema c'è il vice presidente del Pdl al Senato Gaetano Quagliariello: «Bisogna comprendere se il passo avanti del pd è stato fatto nella linea Veltroni-Brutti, che tende a ricondurre i magistrati al vecchio accordo e a richiamarli per aver rotto l'antico sodalizio, ovvero, come noi auspichiamo, se prevalga la linea di Luciano Violante, con il quale esistono senz'altro differenze, ma non tali da impedire che il dialogo sia nei fatti».

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