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«Caro D'Alema, solo tu puoi vitalizzare il Pd»

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C.I.)in un discorso tenuto un paio d'anni fa al Senato - anticomunista fazioso. Tu sai che io sono stato iscritto dall'età di sedici anni nel partito della Democrazia Cristiana di Alcide De Gaperi, il politico che considero uno dei due grandi uomini di Stato dell'Italia del XX° Secolo insieme a Palmiro Togliatti, quasi mio conterraneo e la cui famiglia era a Sassari amica della mia; che militai nella sinistra del mio partito: la Sinistra di Base. Tu sai anche che io mi schierai subito a favore del compromesso storico e della formazione dei governi di così detta «solidarietà nazionale», facendo parte come ministro di tre di essi. Dopo che io fui poi eletto presidente del Senato e quindi anche presidente della Repubblica con i voti del P.C.I., ci fu la caduta del «muro di Berlino», la dissoluzione dell'Unione Sovietica e del Partito Comunista dell'Unione Sovietica, cui tutti i partiti comunisti guardavano giustamente come a soggetti egemoni di riferimento (per questo io certo non approvai, ma compresi la repressione sovietica della Rivoluzione Ungherese e l'invasione e la successiva occupazione della Cecoslovacchia, mentre mai compresi il così detto «euro-comunismo» di Enrico Berlinguer, frutto del suo spirito nazionale ed europeo, ma anche della sua anima aristocratica, genitrice di utopie). Il Partito Comunista, certo mi mise sotto accusa per ben due volte, accusandomi appunto prima di essere stato favoreggiatore del «terrorismo rosso», e poi di formazione di banda armata e di tentativo di insurrezione contro i poteri dello Stato! La prima accusa, dalla quale nella segreteria del vostro partito fui difeso da Natta, da Pajetta, da Napolitano e da Ingrao, fu quasi un...dissidio familiare, la seconda fu una scomposta risposta ai timori che una parte di voi aveva a cagione degli epocali fatti di cui ho detto, per timori inconfessati di cose che io non ho mai compreso! Ebbene, tutto ciò mai mi impedì di cercare di superare la famosa «conventio ad excludendum», e di operare perché prima con il compromesso storico e la solidarietà nazionale e poi con il piccolo partito da me fondato con altri amici provenienti dalla Democrazia Cristiana, dall'UDC, dal partito liberale e dal partito repubblicano - l'Unione Democratica per la Repubblica -, i comunisti entrassero nel circuito del governo centrale del Paese. E così prese forma il governo di centro-sinistra da te presieduto, che fu sempre insidiato e poi rovesciato dalla corrente «veltroniana» del tuo partito. Dopo la dissoluzione della Democrazia Cristiana, frutto di un disegno ancora oscuro di cui fu strumento una parte della magistratura italiana, io votai prima per il Partito Popolare e poi anche per i Democratici di Sinistra, per L'Ulivo, per L'Unione e nelle ultime elezioni per il Partito Democratico. Non ho mai votato (finora!) per le formazioni formate e guidate da Silvio Berlusconi, pur essendo suo amico ininterrottamente da più di trent'anni, anche se più volte suo onesto ma anche critico, e da me sempre difeso da quella che ho considerato e considero una autentica «persecuzione giudiziaria». È noto altresì che io ti considero un vero uomo di governo: il «miglior fico del bigoncio», e non solo del «bigoncio democratico», ma del «bigoncio nazionale»! Ho fatto questa lunghissima premessa per dire che, forse, ho le credenziali per scrivere quel che sto per scrivere. La conduzione del Partito democratico è stata nell'ultimo anno non insufficiente, ma penosa ed anche un po' ridicola, con gli appelli e paragoni del suo segretario alla politica degli Stati Uniti d'America e a Barack Obama!, ed anche pericolosa, con la sua deriva giustizialista e con l'alleanza organica con un partito delle cui esistenza noi italiani dobbiamo vergognarci, un partito populista, o come nel '900 si sarebbe detto «fascista» nel senso qualunquista del termine. Ho seguito i lavori della direzione del vostro partito: l'ho vista turbata dall'offensiva giudiziaria che improvvisamente si è abbattuta contro di voi (cosa prevedibile, dopo la disponibilità da voi dimostrata a sedervi attorno ad un tavolo per confrontarvi con il Popolo delle Libertà sul tema della riforma della giustizia: vi hanno voluto dare...un segnale!), con un segretario in preda alla «sindrome di Stoccolma», quasi pronto a dichiarare che la colpa di detta offensiva era da ascriversi a Silvio Berlusconi (*), e ad un punto dal rivolgere a tutti i presenti, un fermo invito. «Viva ora e sempre la magistratura militante! Viva il magistrato De Magistris! Viva l'Associazione Nazionale Magistrati! Viva Barack Obama!» Il Paese ed il suo sistema democratico hanno bisogno di un forte partito democratico di sinistra, alleato con i sindacati e collegato con le masse, anche dei movimenti alternativi; di un partito che abbia una sua cultura, anche riferendosi alla cultura marxista, che è diventata di nuovo attuale nel pensiero politico-economico anche dei «liberal» americani obamiani e perfino nella Chiesa Cattolica, con la rivalutazione che ne ha fatto un grande teologo, attuale Arcivescovo di Monaco-Frisinga; un partito che si collochi sul piano internazionale nell'Internazionale Socialista e su quello europeo nel Partito Socialista Europeo: un partito laico, nel senso europeo e spagnolo del termine, quindi collegato con i movimenti per i così detti «nuovi diritti di libertà». Gli ex-democristiani del partito democratico? Io non credo che abbandonerebbero un partito che si schierasse con il socialismo europeo ed internazionale e che anche si attestasse anche su posizioni «zapateriane»: non dimenticare che fu una cattolica militante che firmò il disegno di legge sui Di.Co, che ben sessanta parlamentari cattolici firmarono una lettera contro la presa di posizione della Conferenza Episcopale Italiana, e che due senatori cattolici del Partito democratico hanno presentato un disegno di legge a favore della «dolce morte», che non ha trovato sfavorevoli né il Cardinale Bagnasco, presidente della C.E.I., né il Presidente del Consiglio Pontificio per la Famiglia e la Vita Monsignor Fisichella. E credo che solo tu, il «migliore fico del bigoncio», potresti vitalizzare il Partito democratico portandolo su posizioni socialiste e «liberal», anche facendo rivivere nella vostra cultura un po' di marxismo e, perché no, anche di marxismo-leninismo, lasciando da parte gli Stati Uniti e il «barackobamismo». Con i migliori auguri per il Nuovo Anno e con amicizia F. C. (*) Ma forse Veltroni ha ragione: se Silvio Berlusconi e il Popolo delle Libertà non avessero dichiarato di voler realizzare una riforma della giustizia in senso liberale, all'inglese, all'americana o alla tedesca, la magistratura militante non avrebbe ripreso a menare fendenti contro la classe politica.

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