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Villari: "Il Pd mi attacca per coprire gli scandali"

Villari

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Ed è un uomo che continua a stupirsi di quello che gli sta accadendo, tra espulsioni dal suo partito, il Pd, e le accuse di «poltronista, viscido» che gli piovono addosso da tutte le parti. Ma Riccardo Villari è anche un buon napoletano. E un giocatore di poker, come ha ammesso ieri sera nella puntata di Matrix intervistato da Enrico Mentana. Probabilmente anche un ottimo giocatore di poker. Due particolarità che Walter Veltroni — che Villari continua sempre a chiamare «il mio segretario» — probabilmente non ha tenuto in conto nella farsesca vicenda dell'elezione del senatore Pd alla presidenza della Commissione di Vigilanza Rai. Riccardo Villari in un'ora e mezza di trasmissione - che aveva come titolo «L'Intoccabile» — non ha fatto una piega davanti alle domande di Enrico Mentana che gli chiedeva il perché del suo comportamento, il suo non volersi dimettere a nessun costo, il suo essere aggrappato a quella carica alla quale è stato eletto con una mossa «furba» del Pdl e che alla fine si è trasformata nell'ennesimo sgambetto a Veltroni. Villari ha risposto tranquillo, con la faccia di chi sa il fatto suo. Di chi, ormai è chiaro, da quell'incarico non si dimetterà mai. Con buona pace del suo ex partito. Che ieri, dopo averlo espulso, lo ha addirittura cancellato dall'albo dei fondatori del Pd. «Non so neppure chi siano questi garanti — ha commentato serafico davanti alle telecamere — però spero che ci ripensino perché questa non è una cosa che fa onore al partito». Ma mentre sorride lancia una stoccata ai vertici del Pd: «Non voglio citare quello che è accaduto a Napoli dove un mio amico si è suicidato. Sarebbe sciacallaggio politico. Ma sta esplodendo in queste ore una questione morale nel Pd che si vuole coprire con la mia vicenda. Ha un peso sproporzionato rispetto a quanto sta avvenendo in tante città. Il mio non è stato un processo, è stata un'esecuzione. Ma ho la pelle dura». Difficile vederlo nei panni della vittima ma il presidente della Commissione di Vigilanza così si dipinge. Un novello San Sebastiano: «Io mi sono in qualche modo ribellato ai prepotenti, ho fatto una scelta che mi ha penalizzato — racconta — E quella che leggo oggi sui giornali e vedo sulle tv è una persona che non riconosco. Non sono un poltronista, sono in Parlamento da tre legislature ma non ho mai avuto alcun incarico». E ribadisce: «Sono uno di quei parlamentari di seconda o terza fila che arriva alla prima solo perché si ribella ai prepotenti». Cioè ai vertici del partito che vorrebbero farlo dimettere. «Io sono stato legittimamente eletto, ho detto ai miei che mi sarei dimesso quando si fosse trovata una soluzione condivisa. L'ho detto un minuto dopo a Veltroni: "Stai sereno". Ma della scelta di Zavoli nessuno mi ha informato, nessuno me ne ha parlato. L'ho saputo da un giornalista. Ho accettato tutto ma non l'umiliazione, quella per me è insopportabile». Accordi per essere votato? «Ma quali accordi, ho saputo che mi avrebbero eletto un minuto prima del voto perché mi ha chiamato Anna Finocchiaro». Interviene Mentana: «E lei non ha tradito alcuna emozione?». «Sono un pokerista, non ho mosso un ciglio». Veltroni, d'ora in poi, dovrà documentarsi meglio sui suoi senatori.

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