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Eluana, bioetica «spaccata»

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Anche se non affrontato direttamente, il caso Englaro viene toccato tangenzialmente quando si prende in esame la questione della fine della vita, dei pazienti in stato vegetativo e della rinuncia all'alimentazione e all'idratazione. I n ogni caso, senza riuscire a mettere d'accordo le varie e diverse anime del Cnb: al punto che il documento, licenziato lo scorso 24 ottobre, è stato messo sul sito internet del comitato solo ieri poiché, nel frattempo, i membri cattolici del Cnb hanno stilato una serie di «postille». Eviendente il fine di manifestare il proprio dissenso verso la mediazione finale. Andiamo a vedere il punto forte del documento: il Cnb evidenzia come ci siano «evidenze dell'elevato rischio di deriva eutanasica». Almeno ssecondo i presidenti di Scienza e vita Bruno Dallapiccola e Maria Luisa Di Pietro, insieme con Adriano Bompiani e Aldo Isidori, i quali precisano di essersi astenuti al momento del voto. E proseguono: «L'affermata esclusione a priori di condotte eutanasiche (esclusione da noi ovviamente condivisa) può risultare a chi legge il documento solo formale e non sostanziale. È noto che nel dibattito attuale il termine "eutanasia" si utilizza per indicare solo forme dirette o attive di uccisione del paziente, mentre l'eutanasia indiretta o per omissione è stata ridotta al rango di un generico rifiuto-rinuncia dei trattamenti sanitari». In definitiva, il "persistere di ambiguità e di silenzi» non giova, per i presidenti di Scienza e vita, al «corretto rapporto paziente-medico».

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