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Scajola: «L'Italia non corre rischi»

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È un messaggio di ottimismo quello che il ministro dello Sviluppo Economico Claudio Scajola lancia a Capri al tradizionale convegno dei giovani di Confindustria. Scajola spiega i punti di forza del sistema Italia. «Abbiamo un sistema bancario e assicurativo che è stato negli anni molto attento a non caricare rischi eccessivi. Credo che pur in una situazione complessa e difficile a livello internazionale, l'Italia può essere più serena e tranquilla». Poi annuncia che questo è quanto Berlusconi dirà oggi a Parigi al vertice con il presidente francese, sottolineando che «il governo vigilerà su chi vuole fare attacchi speculativi all'economia». Scajola è poi intervenuto sulla delicata partita della trattativa per la riforma dei contratti che riprenderà venerdì prossimo. Il ministro ribadisce che «la crescita della competitività richiede anche un aumento della produttività del lavoro. E per ottenere incrementi produttivi e garantire ai lavoratori migliori condizioni economiche senza rischi di inflazione, è necessario agganciare le retribuzioni ai risultati aziendali». Alla Cgil manda a dire che «i meccanismi di adeguamento automatico e generalizzato dei salari sono ormai anacronistici e definitivamente tramontati». Quindi ha sollecitato «tempi brevi» per trovare «l'accordo» e ha annunciato che il governo è pronto a fare la sua parte, ovvero a «rendere strutturale la detassazione degli straordinari e dei premi di produzione, già avviata in via sperimentale». Sulle turbolenze finanziarie che stanno investendo il mercato, è intervenuto anche il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti. «La finanza non è un fine ma un mezzo, trasferisce ricchezza non la produce», è il monito che ha lanciato richiamando i giovani imprenditori a non sostituire il mondo dei valori, cioè il conto patrimoniale, con quello dei prezzi cioè il conto economico. Tremonti ha ricordato che «una parte della discussione a Parigi sarà anche sui criteri contabili affinché siano meno suicidi di quelli applicati oggi». «Penso sia sbagliato - ha aggiunto - ridurre tutto a una questione tra Stato e mercato come se ci fosse un problema di difendere il mercato dallo Stato. La questione è semmai tra etica e non etica. Gli Stati non hanno la forza di aggredire il mercato, penso che abbiano semmai la capacità di salvarlo». L.D.P.

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